Valentina Vangelisti – Sono stati presentati dal Comitato Promotore del Referendum, “Ripudia la Guerra”, presso la Corte di Cassazione in data 2 marzo, due quesiti referendari su questioni che spesso fanno discutere nei dibattiti pubblici ed in Parlamento. Il primo riguarda le armi che lo Stato italiano, seguendo acriticamente le direttive dell’Europa,  fornisce all’Ucraina in una guerra dalle conseguenze imprevedibili; con esso si chiede l’abrogazione della Legge n. 8 del 27/1/2023 che prevede appunto l’invio da parte dell’Italia di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina. Il secondo riguarda la tutela del Servizio Sanitario Nazionale, chiedendo che alla programmazione sulle spese destinate alla Sanità non partecipino più soggetti privati.

Sono due quesiti apparentemente lontani l’uno dall’altro. Ma solo apparentemente. Infatti l’ultimo DEF, documento di Economia e Finanza del Governo, prevede nel 2023 un aumento di 12 miliardi di Euro per le spese della difesa mentre prevede una riduzione di due miliardi per le spese sanitarie pubbliche.

Non è difficile capire che per finanziare la prima è stata sacrificata la Sanità, in barba ai proclami diffusi dal Covid in poi.

Sono due quesiti sui quali pensiamo che la maggioranza degli italiani si troverebbe d’accordo se si arrivasse alle urne attraverso la raccolte delle 500 mila firme necessarie per promuovere il referendum.

Con la povertà che avanza a grandi passi è difficile pensare che molti italiani siano favorevoli allo smantellamento della Sanità Pubblica; e da sondaggi effettuati da Agenzie specializzate ci dicono che gli italiani per almeno il 60% è contrario alla guerra.

Il conflitto Russo/Ucraino sta assumendo contorni sempre più inquietanti e pericolosi anche per la linea sconsideratamente aggressiva di tutta la classe politica italiana. Secondo noi la giusta posizione sarebbe stata quella di rimanere equidistanti. Perché nessuno propone di percorrere la via diplomatica? Nessun Governo o Parlamento può ritenersi investito della responsabilità di trascinare il nostro Paese in un conflitto che rischia di degenerare mettendo a rischio la sicurezza ed il benessere nostro e delle generazioni future, senza interpellare il Popolo che è Sovrano.

Il referendum è appunto l’unico istituto giuridico di democrazia diretta che permette ai cittadini di esprimere la propria volontà, visto che spesso esiste una scissione fra volontà del Popolo e  l’agire dei Governi. In Italia, essendo previsto soltanto il referendum abrogativo, come recita l’Articolo 75 della Costituzione, solo avviando la raccolta delle 500 mila firme e facendo appello all’Art. 11 della Costituzione che recita “l’Italia ripudia la guerra…” e all’Art. 32 sempre della Costituzione che recita “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo….” Si dà finalmente al Popolo lo strumento per manifestare la propria volontà.

Valentina Vangelisti


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