Valentina Vangelisti – Nel 2024 si compie il settimo centenario della morte di Marco Polo, illustre figlio di Venezia, grande mercante e viaggiatore.


Insieme al fratello partì nel 1271 per l’Asia affrontando un viaggio fatto di fatica e di tempi lunghissimi, procedendo spesso verso il pericolo e l’ignoto dove non era garantito il ritorno a casa.
Il percorso di Marco Polo, di circa 15.000 chilometri, si snodò dalla Serenissima Venezia alla Turchia, alle sconfinate steppe dell’Asia centrale, passando per le cime dell’Himalaya fino a raggiungere la misteriosa Cina.
Questo uomo del Medio Evo viaggiando in terre lontane stette lontano dalla sua famiglia per 25 anni.
Affidò la stesura dei suoi ricordi di viaggio in Oriente allo scrittore Rustichello da Pisa. Ne uscì la famosa opera “Il Milione” scritto in franco-italiano che ci parla dell’affascinante esperienza del Viaggiatore che a sua volta affascina chi lo legge.
Questa opera non è solo un diario di viaggio ma lo si può leggere come un trattato geografico.
Egli ci descrive i luoghi meravigliosi dell’Oriente fino ad allora sconosciuti a tutti gli abitanti dell’Europa; ci parla con stupore dei paesaggi che fanno da sfondo al suo cammino e raffigura la Natura spaziando dalla geografia all’idrografia, parlando di fenomeni naturali sconosciuti, di animali originali e curiosi.
Ci racconta di pavoni, di grandi buoi, di pappagalli dai colori accesi, di rinoceronti; di una pietra nera che poteva essere accesa e dare calore (il carbone), di noci grandi come una testa umana (le noci di cocco).
E ancora, nel parlare del lago di Van che si trova in Turchia, vicino ad un Monastero Cristiano, ci narra che proprio nel periodo di Quaresima esso abbonda di pesce, quasi a simboleggiare ciò che egli porta nel suo bagaglio culturale religioso di Cristiano che si avventura in terre sconosciute.
Attraversando il deserto di Lop ci narra le condizioni estreme di questo territorio dove le tempeste di sabbia e l’assenza di acqua riducono allo stremo lo stesso Marco ed i suoi compagni di viaggio; qui l’aridità del paesaggio provoca allucinazioni tanto che lui dice di essere tormentato da lamenti, voci e richiami.
Immaginiamoci lo stupore del Viaggiatore al passaggio delle carovane che trasportavano merci esotiche come spezie pepe che veniva valutato e venduto granello per granello; da non dimenticare le pietre preziose.
Tutto quello che Marco Polo osserva e descrive è ricco di particolari che stimolano la curiosità dei lettori di ieri e di oggi; infatti si tratta di paesaggi, animali, popolazioni e costumi del tutto ignote agli europei di quell’epoca.
Anche oggi però è un’opera, che raccontando di un grande e avventuroso viaggio in terre sconosciute, con i mezzi di allora, ha molto del misterioso.
Pensiamo che in quel periodo la stampa non era ancora stata inventata ma nonostante questo il Milione viene tradotto in italiano volgare latino col titolo “il libro delle meraviglie”.
Grazie alle cose meravigliose raccontate in questa opera, Marco Polo accese un faro non solo su quei siti allora visitati soltanto da pochi avventurosi, ma anche stimolò il desiderio di conoscenza che deve essere proprio di ogni essere umano.
Valentina Vangelisti





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