Pier Luigi Torielli – La grande guerra era terminata da poco, la ricostruzione non era ancora partita. C’era però tanta voglia di pace e di riprendere possesso della propria vita, di ritornare a vivere. Tutte le famiglie piangevano sofferenze indicibili, morti, dispersi nelle guerre sui vari fronti, perdite economiche, e poi le paure: dei bombardamenti, delle vendette causate dagli odi di tutti i tipi, compresi quelli razziali.

Mio padre Maggiorino Torielli aveva fatto nove anni di servizio militare nella Guardia alla Frontiera, a Bagni di Vinadio. Per la verità è stato abbastanza fortunato perché è riuscito a farsi dare l’incarico di responsabile della mensa ufficiali e dello spaccio. La maggior parte dei suoi commilitoni sono morti sui vari fronti: Albania, Grecia, Russia.
Quando l’8 settembre del 1943 tutto il battaglione fu svegliato nella notte e radunato nel vasto piazzale, il Generale comunicò che era stato firmato l’armistizio dal Maresciallo Badoglio e che, da quel momento, erano liberi di intraprendere la lotta partigiana oppure aderire alla Repubblica di Salò. Al termine del breve discorso, il Generale augurò loro di poter tornare presto alle loro famiglie, o di decidere come ritenevano meglio; terminò il discorso dicendo che la sua preoccupazione andava per quei militari che venivano da terre lontane e che per loro non sarebbe stato facile raggiungere le famiglie; pur col cuore indurito dalle sofferenze provocate dal conflitto, con le lacrime agli occhi, finì dicendo: “si salvi chi può”!
Tutti i militari tornarono alle loro camerate, raccolsero in fretta le poche cose che possedevano e fuggirono.
Mio padre partì con un suo compagno d’armi di Sezzadio dirigendosi, a piedi, verso Acqui Terme, distante oltre 150 chilometri. Li percorsero in soli tre giorni attraversando boschi, campi di granturco, cercando di non essere individuati principalmente dai tedeschi che ancora presidiavano tutta l’Italia. Rimase nascosto nei pressi dell’abitazione dei suoi genitori, in un pozzo, per quasi un anno. La guerra aveva ridotto in miseria tante famiglie italiane, compresa la sua. Tornato dalla guerra senza una lira. Aveva 28 anni e doveva inventare una vita senza nessuna risorsa disponibile. Andò ad abitare con i suoi genitori, a Castel Rocchero, dove erano sfollati con suo fratello Pino, la moglie Angiolina ed il figlio Paolino.
Nel 1945 si sposò, continuò ad abitare con la famiglia del fratello ed insieme iniziarono il lavoro. Decisero di dedicarsi alla coltivazione dei terreni e produrre vini. Lavorarono moltissimo ed i risultati non tardarono ad arrivare. Con i primi guadagni comprarono un podere agricolo dove andarono ad abitare i miei nonni, mentre loro proseguirono nella loro attività fino al 1950. In quegli anni, verso il 1950, avevo 4 anni, mio padre decise di migliorare la situazione e scelse di fare il commerciante. Acquistò un negozio di alimentari e così andammo a vivere ad Acqui Terme.
Per non dimenticare mio padre e la guerra… .
Pier Luigi Torielli






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