Valentina Vangelisti – In Italia ci sono almeno 120.000 persone che cantano in uno dei circa 2.800 cori non professionali. Sono numeri importanti anche perché non registrano le varie realtà locali o parrocchiali che sfuggono a questo censimento.
Sorge la domanda: perché tanta gente si avvicina con tanta passione a questa attività? Proviamo a fare una analisi.



Imparare insieme la musica attraverso la coralità, sperimentando la relazione con gli altri componenti del coro, dove tutti siamo alla pari e nessuno deve emergere, è una esperienza estremamente appassionante.
Si impara a respirare col diaframma che aiuta anche a eliminare gli stress della giornata e dopo le prove si torna a casa pieni di energia.
Il canto porta molti effetti positivi: la laringe, dove sono le corde vocali, è collegata alla muscolatura che regola il rilassamento, la respirazione attraverso il diaframma mette in moto tutti i muscoli interessati ed influisce beneficamente anche sul sistema circolatorio.
Quando si canta in coro si realizza una tipica dimensione sociale e cioè andare insieme verso il risultato (ad es. un concerto, un pezzo d’opera) ed è una occasione per fare nuove amicizie in un contesto di armonia. Questo porta anche ad annullare le distanze dell’età tra i coristi, consolidandone i rapporti, che permangono anche per tanti anni.
Nel coro ognuno cerca di controllare la propria voce ed ascolta sia chi gli canta vicino, sia il suono dell’intero gruppo in modo tale da uniformarsi il più possibile alla magia che trasforma una pluralità di voci in una sola ed in un solo respiro.
E poi finalmente arriva l’apoteosi dell’esecuzione finale: lì il corista dà il massimo, si prende i meritati applausi e sente realizzato il suo impegno e la sua grande passione.
Per il corista è indispensabile avere un buon rapporto col Direttore che, oltre alla parte tecnica, ha anche il compito di far capire qual è il vero spirito per cui si canta insieme: quindi nessun protagonismo ed è giusto che egli prenda ferme posizioni rispetto alle conflittualità che possono nascere tra i coristi.
Qualunque comportamento scorretto infatti danneggerebbe l’unità e la fondamentale coesione del Coro; capita talvolta che persone con una bella voce vengano scartate a favore di persone meno dotate ma rispettose delle regole del gruppo.
Cantare nel Coro, sia di musica sacra od operistica, dove bisogna saper leggere la musica e conoscere il solfeggio, oppure di repertorio popolare, prosegue una delle forme più antiche di socializzazione della storia dell’uomo ed è da sempre animata da una grande passione.
Chi scrive ha fin da ragazzina militato nella coralità, cominciando dalle voci bianche per passare al Coro polifonico, poi al Coro professionale classico ed operistico e benchè io non ne abbia fatto una vera professione, in certi momenti il Coro mi manca ancora.
Vuoi mettere indossare l’abito lungo da sera od il costume di scena e provare l’emozione degli applausi? E partecipare al film Amici miei con Tognazzi? E il turbamento che ha dato il cantare a braccetto con Carreras?
Queste trepidazioni non le proverò mai più!
Valentina Vangelisti





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