Pier Luigi Torielli – Lo scorso mese di gennaio una coppia di amici ha deciso di trascorrere le vacanze invernali al caldo, in Tailandia. Pochi giorni dopo l’arrivo a Phuket, hanno noleggiato uno scooter per visitare un paese vicino. Al ritorno hanno perso il controllo della moto e sono caduti. Soccorsi, sono stati trasportati all’ospedale: lui aveva tre costole rotte ed un forte trauma cranico, lei una grave ferita alla gamba.



Appena giunti in ospedale la prima cosa che i sanitari hanno chiesto è stata la lettera che l’assicurazione avrebbe coperto le cure. Purtroppo la risposta non poteva essere immediata e fino alla conferma della copertura i sanitari non procedevano alle cure necessarie!
Le ore passavano, i dolori erano fortissimi, quasi insopportabili. Ogni tanto arrivava qualche sanitario chiedendo se avevano avuto risposta dall’assicurazione, ma al diniego degli infortunati, nessuna cura!
Dopo 5 o 6 ore non ricevendo risposta della copertura dall’assicurazione ed essendo sempre più insopportabili i dolori, hanno deciso di metter mano alla carta di credito ed anticipare le spese sanitarie: 8.200 Euro!
A quel punto, finalmente, hanno iniziato le cure.
Una domanda però mi inquieta e vorrei mettere in allerta eventuali viaggiatori; e se avessero perso conoscenza? Dopo quanto tempo i sanitari Tailandesi avrebbero provveduto alle cure necessarie?
Credo che questa esperienza debba insegnare qualcosa: nel nostro Paese sono presenti alcuni milioni di persone extracomunitarie e sulle nostre coste ogni giorno ne giungono molte centinaia che non hanno un lavoro e non pagano contributi. Tutti hanno però bisogno di cure e la nostra sanità eroga loro tutte le prestazioni sanitarie necessarie e gratuitamente.
E chi paga? Sempre noi, fornendoci prestazioni sanitarie sempre più lente, appuntamenti per visite specialistiche anche a distanza di anni, ticket sempre più onerosi, elenco dei farmaci a pagamento che si allunga, mettendo troppe volte in pericolo la vita di chi non può aspettare.
Ci raccontano che ogni immigrato arriva a pagare al traghettatore anche alcune migliaia di euro, allora perché non inseriscono almeno una assicurazione sanitaria? Altrimenti, senza assicurazione nessuna cura! Come accade in Tailandia ma anche nei civilissimi USA, Australia, Canada, ed in tutti i Paesi governati da Politici che hanno a cuore il proprio Popolo e non i cittadini del mondo nullafacenti, clandestini ed abusivi.
Per un italiano una vita di sacrifici non basta neppure a garantirgli le cure sanitarie in caso di emergenza.
Pier Luigi Torielli





Lascia un commento