
Emanuele Viscuso – Puerto Escondido – Oggi ho trovato un baby scoiattolo smarrito, ancora troppo piccolo per tornare nel nido dal quale era probabilmente caduto. Spaventato e incapace di salire o scendere dal davanzale della finestra in cui si trovava, era rimasto tremante e aggrappato a un pezzo di inferriata. Ho messo dei grossi guanti da lavoro nel caso mi mordesse e ho cercato di prenderlo in mano. Gli ci è voluto poco per abituarsi a me e al calore della mia mano e dopo un po’ non ha voluto più lasciarmi. Anche se lo lasciavo in mezzo alle piante, tornava sempre da me. Visto che della madre non c’era traccia, ho deciso di dargli un po’ di calore familiare. Dopo un po’ lo accarezzavo e lo tenevo in mano anche senza guanti.




Ho dovuto stare attento che il mio gatto non lo vedesse perché lo avrebbe azzannato senza tanti complimenti, in fondo sembra un topolino e, per proteggerlo quando era solo, mi sono aiutato con un cesto della frutta di plastica capovolto a mo’ di gabbia. Ho provato a dargli dell’acqua e del latte in alcuni piattini ma, all’inizio non sembrava apprezzare, anche se ma poi l’acqua la gradiva. Poi ho provato con un pomodoro, però niente. Finalmente ha sembrato apprezzare un frutto del mio albero di jicaco, un piccolo frutto messicano di colore rosa e di sapore indefinito. Gli piaceva! Meno male che ne ho un albero intero! Poi ho cercato su internet cosa fare con un baby scoiattolo e la cosa che mi è sembrata più interessante è stata che i piccoli scoiattoli hanno bisogno del calore del corpo della madre. Quindi ho creato una copertina arrotolata a mo’ di nido in cui lasciarlo rifugiare ogni volta che ha freddo. E ogni tanto l’ho preso in mano per scaldarlo col mio calore.
Adesso è ora di andare a letto. Metterò la gabbietta improvvisata col nido altrettanto improvvisato ma molto accogliente e pratico in salotto, dove la notte fa più caldo che fuori. Spero che tutto vada bene fino a domattina. Intanto è ancora sul mio grembo, coperto con la sua copertina, mentre guardo la televisione.
Tra poco quindi andremo tutti a letto: io in camera mia e lui in salotto, opportunamente protetto dalla sua gabbia, in caso il mio gatto lo veda. Lui naturalmente non si rende nemmeno conto né del grosso rischio che corre, né del fatto che qualcuno lo sta proteggendo. Magari anche noi siamo così: completamente ignari sia dei terribili pericoli che ci circondano, sia degli aiuti che continuamente riceviamo dal Cielo.





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