Lucio Matania – segue (prima parte pubblicata il 4 settembre https://arsartismagazine.com/2024/09/03/racconti-il-collezionista-di-scacchi-1/) –

L’ispettore capo incaricato delle indagini, Davide Bertoli, 47 anni da 25 in polizia, era un professionista serissimo e competente, dedito totalmente al suo lavoro.
Tra poco avrebbe rivisto Liuba, la ragazzina che aveva telefonato alla polizia quando aveva trovato il suo nonno Alexander morto, una settimana prima.
Bellissima, con dei tratti leggermente slavi, capelli biondi e occhi azzurri, era la classica ragazza acqua e sapone, semplice anche nel vestire, con un pantalone di cotone e una camicetta.
Subito gli era scattato il confronto con Marta, sua figlia, con cui aveva un rapporto conflittuale: anch’essa sedicenne, anch’essa bellissima, ma completamente diversa: come le sue amiche coetanee era viziata scatenata e capricciosetta, voleva sempre uscire di casa per andare a divertirsi, ore in bagno, truccatata e con vestiti appariscenti alla moda, con le unghie smaltate, le ciglia allungate, perennemente dal parrucchiere.
Già durante le prime dichiarazioni di Liuba al negozio, aveva avuto la netta sensazione di avere a che fare con una ragazza di educazione e intelligenza eccezionali.
Di origine Ucraina del Donbass, era arrivata in Italia nel 2015 .
Era stata adottata dalla zia Ludmila, cittadina italiana insegnante di lingue, dopo la tragica morte dei suoi genitori avvenuti durante la guerra civile .
Al liceo era la prima della classe. Oltre al russo parlava italiano e inglese perfettamente .
Appena dopo pranzo andava un paio d’ore al negozio del nonno che adorava e gli faceva compagnia. Si spostava sempre in bicicletta, amava girare la città e soprattutto andare al chiosco del parco, dove i pensionati e gli studenti giocavano a scacchi.
Aveva un buon rapporto piacevole con tutti quelli che conosceva.
Non risultava avesse un ragazzino che frequentasse in particolare.
Il fine settimana lo passava al circolo di scacchi cittadino.
Quel giorno appena entrata nel negozio aveva immediatamente capito la situazione e, anche se tremendamente emozionata , non era stata presa dal panico e aveva immediatamente chiamato il 113 senza toccare nulla.
Dopo i primi giorni adibiti ai rilievi e agli esami del medico legale, il corpo di Alexander era stato trasportato all’ospedale per l’autopsia.
L’ispettore aveva in seguito autorizzato Ludmila a rientrare al negozio insieme alla nipote accompagnate da due poliziotti, per fare un inventario e capire cosa fosse stato sottratto. Quindi le aveva convocate per le 16.
Era stato informato che Liuba era arrivata puntuale da sola in commissariato .
Era prassi il sistema che lui chiamava “della graticola” e cioè faceva apposta a lasciare i convocati almeno una mezz’oretta in sala d’attesa, su una sedia scomoda, per vedere come si comportavano sotto stress.
Di solito si innervosivano, e dopo un quarto d’ora già cominciavano ad agitarsi e chiedere informazioni. Questo già era sufficiente per ammorbidire e rendere più insicuri.
Invece gli avevano riferito che Liuba si era seduta composta come se fosse su una poltrona e si era messa tranquillamente a giocare a scacchi, probabilmente online, con lo smartphone.
Dopo 45 minuti l’aveva fatta entrare e accomodare nel suo piccolo ufficio. Con la presenza di una poliziotta. Passando di fianco alla collega che era alta quasi 1,70, aveva notato che Liuba la sovrastava di circa10 cm.

-“Signorina Liuba, lei è minorenne, dove è sua zia?”
-“non ha potuto accompagnarmi perché è insegnante e sta facendo gli scrutini”
In verità lo sapeva già perché Ludmila aveva telefonato, stava solo prendendo tempo. Non poteva interrogare la ragazza senza un suo tutore legale e per questo aveva perlomeno fatto rimanere la collega. Ma non era sufficiente.
Il problema lo risolse Liuba stessa:
“Sono qui per mia personale decisione. Voglio fare una dichiarazione spontanea inerente alle indagini sulla morte di mio nonno”.

Continua

segue dalla prima parte https://arsartismagazine.com/2024/09/03/racconti-il-collezionista-di-scacchi-1/


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