Cap.5 Quinta parte. (Le prime quattro puntate sono state pubblicate nei giorni scorsi il 3, 5, 9 e 17 settembre) –

Lucio Matania – Cercava di autoconvincersi che, nonostante tutto, la sua grande capacità di risolvere i problemi improvvisando, sarebbe stata sufficiente a rimeduare al disastro, ma dentro di sé ” sentiva ” che stavolta poteva finire male.
Uno scatto furioso di rabbia gli fece digrignare i denti e contrarre a pugno le mani.
“Tutta colpa loro. E adesso tocca a me rimediare” si disse.
“Per che razza di idioti sto lavorando!”.
Si rese conto che l’ultima frase l’aveva quasi urlata. Ma non si preoccupava .
Il rifugio era sicuro, in un palazzo anonimo alla periferia della città. Gli appartamenti vicini erano vuoti durante il giorno, e anche se c’era qualcuno si faceva gli affari suoi. Sapeva che venivano usati quasi tutti come case d’appuntamento con prostitute o per amanti clandestini . Lui la usava come covo e la stanza più grande, quella degli “interrogatori”, l’aveva meticolosamente insonorizzata.
“Drago” era stato come un fratello, eliminarlo era stato difficile anche per lui, ma necessario.”Quando sei dentro non puoi più uscirne”, lo sanno tutti.
Drago era stufo, non voleva più fare il corriere,”loro” l’avevano capito da tanti piccoli particolari. E lo tenevano costantemente sorvegliato. Aveva spifferato tutto alla moglie ed era sparito senza effettuare l’ultima consegna.
“Sei tu il responsabile. Adesso rimedia” gli avevano ordinato.
Si era attivato subito. Sapeva dove trovarlo; non avrebbe mai saltato il torneo in Italia: partecipando e ottenendo un piazzamento tra i primi tre, avrebbe ottenuto la “norma” finale, il punteggio per conseguire il titolo di “Grande Maestro”. Il traguardo massimo per uno scacchista professionista.
Aveva preso il primo volo.
L’aveva trovato che usciva dal circolo, seguito e pedinato per due giorni. Dormiva in una squallida pensioncina,
che aveva meticolosamente perquisito senza risultato entrando con uno stratagemma quando Drago era andato al circolo.
Oltre il circolo frequentava solo il negozio di Alexander.
Alla fine l’aveva sequestrato in strada e portato al rifugio.
Neanche sotto tortura aveva detto dove aveva nascosto la refurtiva.
Tutta colpa “loro” , si disse. Sono “loro” che gli avevano telefonato e in diretta, a più di tremila chilometri, violentato la moglie per indurlo a farlo parlare.
Ma Drago era un duro, dello stesso suo paese, era stato lui a farlo entrare nell’organizzazione.
Un elemento prezioso, che poteva girare il mondo senza destare sospetti.
Dopo la telefonata Drago, nudo, legato a un gancio alla parete, aveva deciso di non dire più una parola e assumere un ghigno di sfida fino alla fine.
Era stato stupido, ma rispettava la sua scelta, la ammirava, nonostante che questo avesse portato problemi a cascata. Drago valeva più di mille di “loro”, pensò.
Da quel momento le più funeree previsioni si erano avverate ed era andato tutto storto.
Quando era andato al negozio di Alexander, spacciandosi per scacchista, per chiedere se Drago avesse qualche pacchetto in custodia, il vecchio si era subito insospettito e messo a urlare.
Addirittura voleva fargli una foto col telefonino e poi spedirla a Drago. Che era già morto. Aveva minacciato di chiamare la polizia. Era stato costretto a eliminare anche lui. E i diamanti non c’erano, aveva guardato dappertutto.
L’ultima possibilità era la casa di Alexander, dove abitava anche la nipote che veniva al negozio e che conosceva Drago.
Forse lei sapeva qualcosa.
L’aveva seguita fin dove abitava. Aveva suonato alla porta. Ma ad aprire era stata quella Ludmila.
Non aveva mai visto una donna così bella nonostante la sofferenza del momento. Col viso rigato dalle lacrime perché aveva appena saputo della morte del padre. E poi aveva visto la nipote. Sembrava la sorella minore.
Per la prima volta nella sua vita si era emozionato e non rammentava esattamente tutti i momenti di quell’incontro.
Ricorda che si era presentato col primo nome che gli veniva in mente: “Misha”, che era amico di Alexander, che faceva le condoglianze e che sarebbe passato un’altra volta.
Soprattutto ricorda di essersi accommiatato con una leggera stretta di mano. Che gli sembrava una scossa elettrica.
“Sicuramente a quest’ora saranno state interrogate”.
“Forse avranno parlato del nostro incontro”. “Pochi secondi. Troppo breve per riconoscermi. Inoltre piangevano ed erano sconvolte”, pensò.
Decise di escogitare un piano per entrare nell’appartamento e perquisirlo.
Ma la verità era che non riusciva a togliersi dalla testa quella Ludmila. Sapeva che sarebbe stato un pericolo estremo ma doveva trovare il modo di rivederla.
continua…





Lascia un commento