Settima parte. (Le prime sei puntate sono state pubblicate nei giorni scorsi il 3, 5, 9, 17, 21, 24 settembre)
Lucio Matania – La società di componentistica elettronica sita all’ultimo piano del modernissimo complesso non era solo una copertura.
C’era anche il laboratorio vero, perfettamente funzionante, dove venivano assemblati gli speciali telefonini, piccolissimi, destinati ai “dipendenti”.
Tutti quelli che lavoravano per la società dovevano portarselo e tenerselo sempre acceso, come se fossero in una perenne videochiamata, e col gps attivo.

La porta anonima sullo stesso piano, di fianco, che da fuori sembrava di un appartamento come tutti gli altri del condominio, era invece l’insospettabile centro direzionale della vera attività. Nessuno poteva immaginare che l’organizzazione criminale che tutti ricercavano all’estero, in un paese dell’est, fosse a poche centinaia di metri dal pool della polizia che stava indagando sui boss malavitosi.
Il grande soggiorno era adibito ad ufficio. Seduti nelle poltrone di fronte all’enorme scrivania d’acciaio un uomo sulla cinquantina e una signora di mezz’età erano rivolti verso il terzo, un settantenne distinto, imponente, in un vestito classico di sartoria, con una barba bianca con sfumature giallognole, probabilmente da giovane era biondo. I tratti del viso marcati. Si direbbe tedesco, o olandese.
Si faceva chiamare “dottor Adam”.
Stava in piedi, di spalle, guardando fuori dalla spettacolare vetrata affacciata sull’enorme piazza.
Certo anche gli altri due grattacieli, quello storto e quello avvitato, erano interessanti, ma ogni volta si soffermava su quello mastodontico, altissimo, di forma tradizionale .
E ogni volta si chiedeva perché avesse quegli enormi sostegni, a mò di tiranti, come se fosse nato pericolante.
La crisi era di grande importanza e il momento era cruciale, ma si era volutamente estraniato, perché non voleva prendere quella decisione, anche se sapeva essere inevitabile.
Come al solito era lei, Wilma, a condurre la conversazione, mentre Andropov parlava poco. Quasi sempre appoggiava le decisioni di Wilma.
“Bisogna far intervenire la squadra dei mercenari. Sono rientrati ieri. Aspettano ordini. Sono nel rifugio di Berlino. In un paio d’ore possono essere qui. Il “solitario” non è più lucido, quelle due l’hanno rimbambito”.
Dopo una breve pausa aveva continuato:
“Era in casa loro, ormai era fatta, bisognava solo farle parlare, o eliminarle e perquisire l’appartamento. Invece è scappato balbettando”
“E adesso sono due giorni che tiene spento il telefono” – rincalzò Andropov, che era anche il tecnico che monitorava i telefonini in funzione.

Finalmente Adam si girò:
“Quelli sono dei macellai drogati” – esclamò e, rivolgendosi a Wilma: “Cosa hanno fatto con la moglie di Drago? Dovevano solo spaventarla e farla telefonare. Invece l’hanno seviziata e uccisa in diretta video. Una efferatezza inutile e anzi dannosa”.
La risata compiaciuta di Andropov giunse prima della risposta di Wilma: “Scommetto che c’è il suo zampino. Quelli fanno tutto quello che dice lei”.
Era stata Wilma a ingaggiare la squadra ed era lei che manteneva i contatti e dava loro gli ordini .
Non sopportava il “solitario”, uno che agiva autonomamente, refrattario ai comandi. Soprattutto ai suoi.
Cercava sempre di metterlo in cattiva luce. Finora con scarsi risultati, dato che alla fine risolveva sempre egregiamente i problemi.
Questa era l’occasione buona. Difendere la “sua” squadra era decisivo per i suoi scopi.
Wilma si alzò come una furia urlando: “Ma non capite? Drago ci ha derubati! De-ru-ba-ti! Doveva morire! Doveva avere la lezione che meritava! E comunque non avrebbe mai parlato!”.
Nessuno replicò.
Si sedette. Continuò con voce pacata, come se niente fosse: “Il problema rimane. Il “solitario” non è più affidabile. Propongo la squadra”.
Andropov annuì senza dire nulla.
Adam ci mise un pò a sedersi. Poi finalmente, con un sospiro, decise.
“Va bene. Richiama la squadra” – e, sempre con lo sguardo fisso su Wilma: ” Però basta casini. Recuperiamo i diamanti e poi tutti calmi col profilo basso. Sei tu che ne rispondi. Mi hai capito?”
“Nessun problema. Andrà tutto liscio” rispose calmissima. Impassibile.
Aveva vinto.
Come sempre.

continua…


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