Cap. 11 (Le prime dieci puntate sono state pubblicate (3, 5, 9, 17, 21, 24, 25, 30 settembre, 3 ottobre, 14 ottobre)
Lucio Matania – La prostituta che esercitava al piano di sopra era partita per una crociera con un suo cliente abituale. Per un mese l’appartamento sarebbe stato libero. Si era offerto di bagnarle le piante e dare da mangiare al gatto.
Aveva tolto dalla cassa dello stereo il telefonino dell’organizzazione, che si era riattivato, l’aveva lasciato sul tavolo e si era trasferito al piano di sopra, portando tutto il suo arsenale e i suoi congegni elettronici.
Quando avevano fatto irruzione nel suo appartamento, pieno di microtelecamere e cimici collegate al nuovo telefono comprato al supermercato, era appostato nel suv davanti al palazzo.
Aveva subito riconosciuto quel bastardo di Edo e i componenti rimasti della sua vecchia compagnia di mercenari, appena erano scesi dal furgone.
L’aveva assemblata, addestrata e comandata lui nell’altra vita, quando ancora credeva nello spirito di corpo e in valori quali fedeltà e lotta per ideali.
In un flash si era ricordato del Venezuela, dell’assalto al campo dei narcos, e di come Edo, insieme a suo fratello e a quel gruppo di vigliacchi venduti, avevano rivolto le armi e sparato a lui, il loro comandante, e agli stessi compagni, quelli che erano fedeli e non si erano corrotti. E di come, non solo non erano riusciti ad ucciderlo ma, anzi, aveva ucciso tre dei traditori, compreso il fratello di Edo, e ferito gravemente Edo stesso.
Di come era riuscito a scappare, a sua volta ferito, e di come quell’infame aveva addossato a lui la colpa del tradimento.
Degli anni trascorsi a sparire e rinascere come “il solitario”, di quello che era diventato, spietato e senza fiducia in nessuno.
“Certo che Wilma ha fatto un’ottimo lavoro, chissà come ha fatto a rintracciarli” – pensò. “Sicuramente saranno stati loro che hanno ucciso la moglie di Drago”.
“Li faccio a pezzi ‘sti bastardi”.
Seduto alla guida del furgone, l’autista che aspettava gli altri non si accorse di niente quando, senza il minimo rumore, scivolò sotto il furgone per piazzare la carica esplosiva.
Solo allora, completamente sdraiato, sentì dei rumori dentro il furgone e senti un lamento, e poi la sua voce, flebile. Un brivido lungo la schiena. Non poteva essere lei. No. No. era solo nella sua testa. Poi la sentì distintamente. Capì di essere perduto: “Ti prego, non farci del male”. 

continua


Scopri di più da Accademia Ars Artis

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento

In voga