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Cap.13
Lucio Matania – Il quadrante relativo all’ autista, ora visualizzava il volto del Solitario. Stava parlando.
“Sentiamo che ha da dire” – ordinò Wilma.
Andropov eseguì e il riquadro n. 90 divenne verde.
“Lurido traditore, che vuoi? Sei un morto che cammina”.
La risata del Solitario si sentì stentorea:
“Vedo che non hai perso la tua proverbiale gentilezza “.
Il tono del Solitario divenne tagliente.
“Lurida puttana mi avete fatto incazzare. Cosa credete, in circostanze normali Edo e il suo branco di finocchi me li mangerei a colazione”.
L’urlo furibondo di Wilma si sentì fortissimo, Andropov fece quasi un salto dalla sua postazione.
Dal retro si sentivano le imprecazioni della ragazza del commando che gridava : “Che sta succedendo? Qui se non vi fermate ammazzo tutti”.
Il Solitario accostò il furgone.
“Propongo uno scambio. Lasciate liberi gli ostaggi e vi lascio le indicazioni per il malloppo”.
Wilma non rispose
Il Solitario proseguì dopo pochi istanti con una voce strana:
“Va bene, mi consegno anch’io, mi arrendo. Ordina di rilasciare gli ostaggi. Subito” .
Sentì Wilma che diede le indicazioni .
Quando aprì il portellone lo sguardo tra Ludmila e il Solitario fu di una intensità struggente. Liuba disse : “Non ti perdonerò mai per Alexander, ma ti sei riscattato. Grazie”. Il Solitario si rivolse a Bertoli e urlò: “Correte”. Consegnò la pistola alla ragazza della squadra. Lei la prese e gliela puntò alla testa. “Torniamo indietro a recuperare gli altri. Guida” .
Erano ad aspettarli dietro al palazzo del covo, un vicolo stretto. Era notte profonda. Nessuno aveva chiamato la polizia . Avevano trascinato anche il corpo dell’autista e l’avevano seppellito sotto un cumulo di sacchi d’immondizia.
Edo quando lo vide fece un bel sorriso soddisfatto e gli diede un pugno a tutta forza al volto. ” Eccoci qui . Vedrai che bella festa che ci facciamo tutti assieme!”.
Lo scaraventarono in fondo al furgone e ripartirono a tutta velocità.
L’ultima cosa che vide Edo fu lo sguardo terribile del Solitario. Si era appallottolato sul pianale e si era messo una mano in tasca. Si sentì un “clic”.
L’ esplosione della carica esplosiva fu devastante. Il furgone decollò e s’incendiò in volo .

Cap.14
Appena entrato in casa Ludmila lo accolse con un lungo appassionato bacio. Era ormai un anno che convivevano e le cose fra di loro sembravano andare benissimo.
Era stato dipinto come un eroe e tutti i notiziari avevano parlato di lui per mesi. Era stato promosso e adesso era il commissario Bertoli.
“Hai sentito il telegiornale oggi?”
“No, perché?” – rispose Ludmila. Gli fece un gesto per dirgli di non parlare e lo accompagnò in soggiorno.
Lo spettacolo che vide lo lasciò a bocca aperta.
Liuba e Marta stavano giocando a scacchi così concentrate che non si erano neanche accorte della loro presenza.
Solo dopo un lungo minuto decise di fare un colpetto di tosse, Marta si alzò e lo raggiunse di corsa per abbracciarlo felice: “papà papà Liuba mi ha insegnato a giocare a scacchi! È pazzesco, bellissimo, incredibile! E Liuba è spaziale!”
“Ok ok ma calmati! Lo so lo so!” – rispose sorridendo.
Liuba lo guardò per un attimo e gli fece un sorriso: “Marta ha talento. Ha imparato le regole solo una settimana fa e adesso sa giocare. Tra poco mi batterà” e fece l’occhiolino.
“Seee figurati, manco tra duecento anni” le rispose Marta.
“Tornate a giocare, noi andiamo in cucina che tra mezz’ora si mangia” – disse Ludmila .
Dopo un pò, intanto che apparecchiava, alzando la voce per farsi sentire da Davide che si stava cambiando: “Cosa mi dicevi della televisione?”
“È successa una carneficina stamattina. In città non è mai capitata una cosa del genere. Accendi la tele sicuramente ne stanno parlando”.
Ludmila accese.
“Ragazze venite c’è papà alla televisione”.
La nota giornalista di cronaca nera stava proprio intervistando Davide:
“Abbiamo l’onore di avere il nostro Commissario Bertoli, che ci può dire di questa strage? Sembra una scena di guerra, ma come è possibile una carneficina del genere? Siamo a sette morti . Che ci può dire?”
“I morti sono 9. Ne abbiamo trovati altri due che si erano nascosti in uno stanzino vicino a una sala di proiezione, nell’altro appartamento”.
Fece una pausa e si schiarì la voce…
“Sicuramente è un’operazione di portata internazionale. Tra i morti sospettiamo ci sia il famoso dottor Adam, da anni ricercato per traffico internazionale di gioielli e pietre preziose”…
” Ma come è possibile che per la città scorrazzi indisturbato un commando di killer venuti da chissà dove? Qui non siamo in Ucraina o in Palestina. Ma come intendete procedere?”.
Bertoli guardò fisso la telecamera e rispose lentamente: “stiamo facendo le indagini nella massima riservatezza e con tutte le forze e la professionalità possibile. Lo so che è incredibile ma sia i testimoni oculari sia le telecamere hanno dimostrato che è opera di un solo killer. Ne avremo conferma solo dopo i rilievi della scientifica ma pare che sia andata proprio così. Sono stati tutti ammazzati con un unico colpo di pistola al capo. “Davide spense il televisore” a tavola che si mangia”.
Più tardi, prima di andare a letto, Liuba si sedette sul divano vicino a Davide, stava guardando un film in soggiorno.
“scusa, ma quanti corpi carbonizzati avevate trovato nel furgone?”
Davide guardò ammirato Liuba che si era subito alzata con un sorrisetto furbo senza aspettare la risposta. “Ma guarda questa qui… roba da matti” – pensò perplesso.

Cap. 15

Il circolo di scacchi era stato ribattezzato ” Scacchistica Alexander “.
Liuba e Marta erano assidue frequentatrici.
Quel pomeriggio il presidente consegnò un pacchettino a Liuba: “l’ha portato tuo zio. Era di fretta. Ha detto che era in partenza e di consegnartelo”.
Liuba non disse nulla. Prese il pacchettino. Non aveva nessun zio.
Lo mise in borsa. A casa, sopra al suo letto, scartò il pacchetto. Un bel regalo. Un orologio da scacchi digitale. E una lettera.
La aprì . “Liuba, accetta questo piccolo dono. Niente può riparare a quello che ho fatto ma ora non sono più la stessa persona. Tu e Ludmila sarete nei miei pensieri per sempre”. Non era firmato. Non era necessario.
Prese in mano l’ orologio. Conosceva il modello, era lo stesso, omologato da torneo, che usavano al circolo. Troppo pesante. Forse era già con dentro le pile. Ma non si accendeva. “Devono averle inserite male” pensò. Aprì lo sportello. Una cascata di brillanti le cadde sulle gambe”. Questa poi…” – pensò – ” …proprio non me l’aspettavo” . Ci mise un bel pò a riaversi e a raccogliere tutti i brillanti.
Pianse e rise di felicità. Decise di pensarci domani. “Forse sto già sognando” – si disse prima di addormentarsi.


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