
Lucio Matania – Il mondo degli scacchi è in subbuglio.
A fronte di uno sviluppo straordinario di giocatori nel mondo, dovuto soprattutto alla diffusione del gioco online e alla qualità del gioco, grazie ai software dei programmi dedicati, sempre più forti e arricchiti dall’intelligenza artificiale, ci si è resi conto che tutto ciò ha prodotto una propulsione dinamica, meravigliosa per gli amanti di questo stupendo “sport della mente”, sono affiorate delle storture che prima erano inimmaginabili.
La più evidente è quella del cosiddetto “cheating”, e cioè imbrogliare. Praticamente i giocatori disonesti, pochi per fortuna, si avvalgono dei programmi sopracitati, caricati su smartphone, e li consultano di nascosto sia durante il gioco online sia durante i tornei ufficiali in presenza, magari con la scusa di alzarsi per andare al bagno. La FIDE, l’organizzazione mondiale che regola e ufficializza il gioco, ha quindi posto delle procedure ferree per cercare di combattere questa antisportività e, in buona parte, ci è riuscita.
Ma il vero problema, che trova difficile soluzione, sta proprio nel super allenamento dei professionisti scacchisti al computer. Ormai c’è troppa tecnica, i giocatori apprendono a memoria le linee principali delle “aperture” e ciò va a scapito del talento. Praticamente chi ha più memoria è avvantaggiato, come se in una gara dei 100 metri tra due corridori, uno partisse con un vantaggio di 20 metri.
Ecco dunque che il più forte giocatore del pianeta, Magnus Carlsen (da tempo in contrasto con la FIDE per vari motivi), insieme a molti tra i più forti giocatori in circolazione, ha proposto di dare maggiore dignità a una variante del gioco ancora più spettacolare degli scacchi classici, e cioè gli “Scacchi 960,” (dal numero delle possibili posizioni iniziali dello schieramento dei pezzi, e ciò scongiura la possibilità di poter imparare a memoria), chiamati anche “Fischer random”, (dal genio scacchistico del campione del mondo degli anni ’70 che li ha inventati) e che Carlsen e Co. hanno ribattezzato “Freestyle Chess”, complicando ulteriormente le regole diminuendo il tempo di riflessione a disposizione. Ha quindi trovato gli investitori e ha organizzato un circuito indipendente privato. Ha già fatto il primo torneo e ha dichiarato che il vincitore del Freestyle sarà da considerarsi il vero campione mondiale di scacchi, il più forte, il più talentuoso. La FIDE non è d’accordo e minaccia azioni legali. Chi ha ragione? La guerra negli scacchi è cominciata.






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