

Valentina Vangelisti – La parola “Foiba” indica un fenomeno geologico che forma una fenditura, profonda anche decine di metri scavata dalle acque, tipica della zona del Carso; ma nella mente della gente della Venezia Giulia rappresenta la tragedia vissuta da quel Popolo di confine fra il 1943 ed il 1945.
In quel periodo migliaia di italiani, e non solo, furono gettati dall’esercito del dittatore Tito in queste caverne naturali, aggiungendosi così alle migliaia di vittime innocenti trucidate nei campi di concentramento.
Non si è mai riusciti a stabilire il numero preciso delle vittime, si parla addirittura di 11 mila persone.
Secondo le indagini storiche più attente ed attraverso i documenti si è capito che lo sterminio degli italiani abitanti nella Venezia Giulia corrispose ad una politica di “pulizia etnica” mascherata come azione di guerra e di vendetta contro i fascisti, allo scopo di rafforzare le pretese di sovranità slave su questi territori.
Fu così che insieme ai politici locali di quel momento, furono catturate indiscriminatamente intere famiglie, compresi i bambini, e gettati ancora vivi uno legato all’altro col fil di ferro nelle cavità Carsiche.
Le prove dei massacri perpetrati emersero dalle profondità delle Foibe Istriane dalle quali vennero estratti i corpi barbaramente uccisi e questo fu un terribile monito per chi, rimasto vivo, dovette fuggire in Italia abbandonando tutto.
Per lunghi anni si sono voluti rimuovere sia dalla Storia che dalla Politica, come per cancellarli, quei tristi fatti accaduti sul nostro confine orientale ritenendoli forse troppo compromettenti da raccontare.
Solo nel 2005 l’Italia ha istituito “Il Giorno del Ricordo”, il 10 febbraio, con la Legge n. 92 del 2004 dichiarandola ricorrenza civile.
E’ importante che si parli di questa terribile pagina di storia in modo da non dimenticare che quando accadono queste sciagure, che provocano la morte di migliaia di persone, non si deve vederne solo l’aspetto politico ma anche quello umano e fare i conti col passato affinchè non si ripetano.
Valentina Vangelisti
Fonte: M. Sarfatti





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