Emanuele Viscuso – Un mio amico editore di Bologna, Enzo Rossi, detto Roiss, mi aveva invitato a Riga all’inaugurazione della mostra di Lolita Timofeeva, un’artista lettone residente in Italia. Lolita, era diventata anche amica mia e, organizzando la sua mostra, aveva già parlato della mia arte alla stessa galleria di Riga che si era detta interessata ad una mia personale. Avevo deciso, per questo, di portare con me dieci piccole sculture lignee da lasciare direttamente alla galleria Rigasvini. Io viaggiavo con Roiss, con Lolita e con un gruppo di persone amiche, tra cui l’industriale Silvano Conti e sua moglie Marisa, per lo stesso programma turistico-culturale: visita di Riga e mostra di Lolita. Per evitare seccature doganali, avevo messo le sculture in sacchetti di plastica e le avevo distribuite agli amici in modo da sdrammatizzarne il valore e passare il dazio senza problemi. Infatti così avvenne.

Povere sculture! Trasportate in rudi sacchetti di plastica e messe tra i bagagli come fossero dei semplici pezzi di legno senza importanza! Ma intanto stavano volando! Il viaggio era lungo e dopo un po’ mi venne un’idea: perché non fare una regolare mostra di queste sculture durante il volo? Ne parlai con Lolita e Roiss che furono entusiasti dell’idea. Non restava che chiedere il permesso al comandante. Chiamai una hostess e le chiesi di poter conferire con lui. Allora, prima dell’11 settembre 2001, non c’era niente di strano che qualche passeggero chiedesse di visitare la cabina di pilotaggio. Vi fui subito accompagnato. Spiegai al comandante quello che mi sarebbe piaciuto fare e lui, sorridendo divertito, acconsentì.

Ma una mostra deve essere annunciata e le persone vi devono essere invitate. Cosa m’inventai? Scrissi a mano in italiano qualche dozzina di inviti che dicevano “La S.V. è invitata all’inaugurazione della Mostra di sculture di Emanuele Viscuso che si terrà in coda all’aereo, alle ore 12 di oggi, 31 maggio 1996” e chiesi a Lolita di fare altrettanto in russo per i passeggeri non italiani. Poi, senza dare troppo nell’occhio, prendemmo le sculture e le disponemmo una per una sui sedili posteriori avendo cura di abbassare tutti gli schienali che, così ripiegati, divennero degli ottimi piedistalli. Distribuimmo quindi gli inviti a tutti i passeggeri. Sorpresi e divertiti, all’ora stabilita essi cominciarono ad alzarsi dai loro posti per venire a curiosare in coda.

Fu così che, coronato dallo champagne servito dalle hostess mandate dal gentilissimo e tempestivo comandante, come a una vera inaugurazione d’arte, nei cieli tra Vienna e Varsavia, a 10.000 metri d’altitudine, avvenne tra le 12 e le 13 ore italiane del 31 maggio 1996 uno straordinario happening: il primo e forse unico vernissage della storia a svolgersi durante un regolare volo di linea.


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