


Luciano Pighi – Vicenza – Era l’Ottobre del 1972 . Un amico attore, Gianni Gallavotti, mi invitava al teatro Olimpico di Vicenza ad assistere allo spettacolo in costume “L’Anconitana”. Oltre a lui nel cast figuravano anche attori all’epoca molto popolalari, fra i quali spiccava Maria Grazia Spina, bellissima e brava. Per nulla al mondo mi sarei perso l’occasione di vedere Gianni, un omaccione corpulento con un vocione cavernoso nel ruolo di DORALICE . Nello spettacolo si faceva notare un giovane attore, magrissimo e con una bella fluente chioma, lo stesso che più tardi trovai seduto davanti a me al tavolo del ristorante. Dire che mi aveva stupito per l’abbigliamento è niente. Mi basta ricordare che al collo portava grandi collane formate da denti di cavallo. Ero frastornato. Nella vita lavorativa mi sentivo abbastanza realizzato ma, intimamente, ero ancora il moccioso di quartiere “FIÒL DELA LELI FRUTARÒLA“. Entrare nel ristorante con un gruppo di attori che io avevo visto solo al cinema o alla televisione, sentire addosso la curiosità dei presenti, mi procurava un forte tremore alle gambe! Poi mi trovavo a tavola a conversare con una specie di extra terrestre… la situazione era difficile ma eletrizzante. Lo strano ragazzo che avevo di fronte a tavola malgrado l’aspetto era simpatico e alla mano. Fra le altre cose mi disse di chiamarsi RENATO ZERO e che scriveva canzoni. Ricordo che pensai: boh , chissà cosa scrive questo… Non ricordavo quasi più di quell’incontro. Un giorno, passando davanti ad un negozio di dischi, vidi affacciarsi dalla vetrina il ritratto di un personaggio con il capo ed il viso avvolti da piume colorate. Ritornai sui miei passi per osservare meglio. Riconobbi RENATO ZERO! Sono passati 50 anni, ma quella sera chi se la dimentica?!





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