Luigi Dalbarba

MAI MOLAR (Ne l’umiltá)

Laseme chi,/ sensa farme nar masa lontan,/ lé era par che ghe sia ci te ciapa a sberlon/ e i te súga l’anima piá a piá/ co tanc bla bla bla. Laseme chi / a scrioltolarme nei me sentiment/ fra sent che fa le corse e mordi, / sensa mai riar a taiar traguard./ Laseme chi /  a l’ombria dei me pensier / a scavalcar i dos en serca del bel, / el se sa en dos / e na val fa en gualio. / Rideghe en ghigna / ale delusion / e fermate a scoltar el tic tac dei sogn / godendose ei creser / tra el nar de na lanceta e l’altra, / su l’orloi dei tanc perché.

MAI ARRENDERSI (nell’umiltá)

Fin qui siamo arrivati anche se, nel cammino,  c’è stata anche gente che “ti ha preso a schiaffi” cercando di asciugarti l’anima piano piano con tante inutili parole. Lasciami qui a godere dei miei sentimenti, fra gente che cerca di arrivare al traguardo con ogni mezzo, senza guardare in faccia nessuno, senza riuscire a tagliarlo. Lasciami qui nelle mie convinzioni,  si sa la vita è fatta di alti e bassi, ma poi nella veritá si appiana tutto ridendo in faccia alle delusioni fermandosi ad ascoltare il tic tac dei sogni nel piacere del crescere, tra il giro di una lancetta e l’altra, sull’orologio dei tanti perché.

Luigino di Valeggio


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