Nelly Gastaldelli – Nella periferia del paese sosta giornalmente un motocarro guidato da un signore dalla corporatura esile, spesso ha una matita dietro ad un orecchio per fare il conto, le sue  mani sono scarne e dall’aspetto rugoso, ruvide, mani di contadino abbronzato tutto l’anno, agile come un cerbiatto, anche se credo abbia qualche decennio di troppo.

 Il venditore ha ricavato un angolo, fra piante di alto fusto, qui propone i suoi prodotti della campagna a km 0. Dalle 7 del mattino le signore affollano l’angolo del minuto automezzo riparato dagli alberi e da un ombrellone giallo in cui si legge la scritta “km 0”. Al motocarro si trova: frutta, verdura, uova, vino produzione propria, olio d’ oliva dei propri campi, carne di gallina, di coniglio e altri animali da cortile. Acquistare  verdura a km 0 significa trovare prodotti locali che vengono venduti direttamente dai produttori delle aziende agricole della zona o dintorni. È un modo per valorizzare la produzione locale e nel contempo ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto,  ha anche il  vantaggio di fornire prodotti che spesso arrivano dal campo al consumatore in tempi brevi, garantendo maggiore freschezza. 

La clientela, generalmente femminile, acquista e nel contempo scambia chiacchere, pettegolezzi. Il km 0 è diventato come un centro di ritrovo.

Oggi assisto ad una scena imbarazzante. Marietta, una delle clienti, si rivolge ad una signora in attesa di esser servita: “Ma tu sei Rosa la figlia di Assunta? Accidenti non ti avevo riconosciuta sei ingrassata enormemente!”. Rosa non risponde e si rivolge al venditore km 0: “Vorrei 1 kg. di patate, 4 zucchine, 1 kg. di pesche e mi dica quanto pago che ho fretta!”…

Alla bancarella del km 0, si acquista e si spettegola. Probabilmente si risparmia. Ma questo non è la cosa più importante…


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