Nelly Gastaldelli – Mi collego ai disservizi della sanità, denunciati nell’editoriale di Gabriella Poli di oggi, per manifestare il disappunto nei confronti dei medici di famiglia che ricevono solo su appuntamento con attesa di circa 20 giorni. In alternativa la segretaria del medico consiglia di rivolgersi al sempre intasato pronto soccorso, in cui si trova personale paramedico a cui esponi problema che comprende solo in parte perché,  essendo di altra nazionalità, non ha ancora appreso bene la lingua italiana. Puoi pure spiegare, anche con gesti, ma sei sempre poco compreso, al massimo ti invita a sederti e aspettare il tuo turno che non arriverà prima di 12 ore, intanto tu con la tua colica renale ti sdrai  sulle sedie della sala d’attesa e attendi che le coliche si attenuino per poi riprendere a torturarti.
Caro amato dottor Pietro, che dopo la tua dipartita  guardi dall’alto i tuoi pazienti disperati. Se ci senti portaci conforto come hai fatto con me: erano gli anni 90′  e all’uscita dalla sala operatoria  tu eri lì ad accogliermi. Avevi fatto 60 km per venire a vedere come era andata l’operazione, e poi dovevi farne altri 60 per rientrare in ambulatorio. Quando appena sveglia dall’anestesia ti ho visto, ho capito che tu eri il medico che per vocazione espletava la sua attività con dedizione  e rispetto.
Sei una figura d’altri tempi, purtroppo. L’attuale sanità sembra un teatro da baraccone in cui si esibiscono burattini e burattinai.


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