
Elisa Zingale – Al terzo appuntamento del corso di scrittura creativa ci viene proposto di leggere ad alta voce gli ultimi testi che abbiamo scritto. L’idea mi sorprende e ne chiedo il motivo.
Dalla spiegazione data, mi è sembrato di capire che dal modo in cui leggiamo, traspare un po’ del nostro carattere. Questo esercizio aiuta a limitare le nostre inibizioni e attraverso il tono della lettura, diamo forza ai nostri pensieri.
Viene spiegato che la forma dialettale, soprattutto nel parlato più che nello scritto, è molto incisiva nel farsi comprendere.
A proposito di questo, mi viene in mente quella volta in cui assistetti a un confronto verbale tra una mamma e una bambina di circa sei anni. La mamma, abituata a parlare in dialetto con la figlia, iniziò a rivolgersi a lei in italiano, pensando di aiutarla in vista dell ‘inizio della scuola elementare.
La bambina però, continuava a risponderle in dialetto, mentre la mamma insisteva perché proseguisse la conversazione in italiano.
La bambina ci provò, ma dopo poche frasi tornò spontaneamente al dialetto.
La mamma continuava in italiano finché la bambina per farla smettere le disse: “Mamma non ti capisco più… mi sembri un’altra persona!”.
Scoppiarono entrambe a ridere e si abbracciarono.
Anch’io assistendo alla scena risi.
Solo ora riesco a dare un significato a quel “non ti capisco”, la bambina sentiva la mamma diversa, quasi estranea, perché non parlava la lingua della loro quotidianità.






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