Liviana Cunego – Giovane, sorridente, mamma sollevava fra le braccia i miei teneri tre anni, portandoli a spasso nel paese dei suoi vent’anni.
Mostrandomi orgogliosa la fabbrica di gelati di so “agne”Mariute, la strabiliante falegnameria di zoccoli, lavoro di “barbe” Rigo; l’osteria di Stradulin, lettore di missive arrivate da figli migranti a mamme analfabete. La fantastica Conca d’Oro meta di famosissimi artisti e gare di ballo: gloria e vanto suo, e di tutto il Friuli.
Respirando arie speziate da legni, pani, zuccheri, verzure, braci dei camini dispensate come musica insieme all’essenza dei profumati, eleganti ballerini.

Strade tutte bianche, vecchie tutte nere col tipico fazzoletto in testa calato sulla fronte. Pompe dell’acqua, orti, cortili. Rustiche zinnie, dalie si sporgono curiose allo steccato, gerle su spalle curve, dritti girasoli, sole a buon mercato.
L’azzurra giovane Madonnina, sosta con le ragazze al centro del paese, a scambiar quattro chiacchiere, provando a dispensare grazie.
Bambini si rincorrono, donne portano rose, borse delle spese.
Amiche che
s’incrociano per via, salutano la mamma con linguaggio extraterrestre: ” Mandi Delme! Cimut ise cumò a Verone ? Ce biele fruts ca tu aas! Fruts fati bussà” E giù un pizzicotto, sulla guancia un buffetto..niente capivo, ma regina del reame, mi sentivo!

Impavida a giocare per ore col cane del vicino, pavida e più che intimorita, davanti alla ruota del mulino. Pauroso gigantesco orologio che raccattava acqua, echi di voci, suoni di risate, facce specchiate e soli frantumati trascinandoli a spegnersi giù nella fredda, oscurra fossa del terreno.
Riverberii e spruzzi accattivanti raffrescavano l’aria, lucidando fino a farli riflettere i bei capelli neri di mia madre. Ma io distoglievo gli occhi in tutta fretta sgomenta al presagio che qualcosa d’importante, quella ruota mi avrebbe infine portato via…

Mamma andiamo VIA! Gridavo spaventata!
Al timore che ci corresse dietro mi aggrappavo a lei tenendola ancor più stretta.

Con un sorriso d’incoraggiamento, lei mi invitava a non aver paura: “Non ti fa niente la ruota del mulino! “

Non ti fa niente, mi diceva
… sempre

Agne- zia
Barbe- zio
Mandi Delme- ciao Idelma
Cimut ise cumò a Verone? – Come và ora a Verona?
Ce biele fruts che tu aas!
Che bella figlia che hai.
Fruts, fati bussà – Bambina fatti baciare


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