Liviana Cunego – NATIVITÀ

Lo sguardo sopra quel letto, svolge una coltre pregna d’amore.
Leggera, furtiva carezza, piuma a posar sul piccolo cuore, da un viso poggiato alla sponda di un magro consunto lettino, che scruta in trepido, assorto silenzio, l’immemore sonno del biondo piccino.

E l’amore in pallida ala si propaga a tutta la sala, da te, dolce madre che vegli tuo figlio trattenendo nel cuore le lacrime… il grido!
E con l’ombra implacabile, strenuamente tenzoni, che all’amore in ostaggio contende il tuo unico amor, anzi, no:
LO PRETENDE!

Dolce madre che volgi lo sguardo a quel viso dipinto su tela di rosa e una speranza dipani, un sospiro, a quel cielo immobile fuor dalla stanza…
Forse pensi a una Madre lontana in una buia, umile grotta, riscaldata non da bivacco, ma dal tepore di umile fiato

Una scintilla rischiarò quel pertugio e, intorno, il mondo fermò. Ogni sguardo, ogni forma, ogni viso, all’istante s’immobilizzò.
Le parole restaron sospese, i fiati bloccati a metà, da una mano una pietra giù cadde, ritornando in pace al suo posto.

E dal cielo s’udì, di trombe, un gran suono:

ERA NATO IL FIGLIO DELL’UOMO!

Con la mente incrociasti quel tenero sguardo lontano
Lui, verso te, allungò la Sua piccola mano.
Nella grotta era luce e calore che scaldava perfino l’oppresso tuo cuore; mentre un coro di angeli in volo, più forte cantava! Fino a che, il tuo bambino svegliava.

Dalla grotta nel tempo lontana, una Madre ti mandava un sorriso che asciugò all’istante il tuo umido ciglio.
Nella notte ch’era nato suo Figlio, senza lampi e fragore di tuono, ridestò alla vita, il tuo piccolo uomo…

Una mano smagrita, piccina, ti tendeva dal pallido letto, una voce, di fiato “cortina”, sillabò con semplice suono, la parola più bella del mondo:

Che mai labbro umano abbia detto.
 
liviana cunego


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