Gabriella Poli – “Quando saremo nel Castello cambieremo tutto!…”. Quante volte abbiamo sentito questa frase sibillina dalle sfumature kafkiane. Chi la pronuncia è sempre in cerca di voti. E’ la frase ripetuta come un mantra da companieros, celoduristi, cinquestalle, eia eia, e tutti gli altri che compongono l’universo della politica italiana e non solo.

Gabriella Poli

L’elettore, il cittadino, la persona per bene si illude ogni volta che ci sia qualcuno che si prenderà cura del suo futuro, dei suoi interessi dei suoi ideali. E lo vota. Poi quando il “tipo”, che si è fatto una propaganda così efficace, entra nel castello grazie al voto del cittadino, succede sempre la stessa identica cosa. Lo tradisce, si vende ai potenti per una manciata di monete, si giustifica dicendo all’inizio: “è una strategia, ma poi …” in seguito cambia musica: “non ho potuto far altro, mi hanno minacciato…”. Eh ci credo. Ti avevano scelto e candidato apposta perché potevi essere corrotto e poi minacciato e quindi completamente asservito.

Questo succede nella maggioranza dei casi.

Alcune volte però ci sono persone, eticamente corrette che vogliono interessarsi del bene comune e vengono apprezzate dai cittadini per la loro onestà. Il potere di turno le candida per sfruttare la loro credibilità. Poi, cosa succede poi? Prima si approfitta della grande quantità di voti raccolti. Essendo incorruttibili però gli eletti alla prima occasione mostrano la loro incorruttibilità e incominciano a prendere le distanze dai loro gruppi di riferimento. Quindi comincia l’implacabile fuoco “amico”. I gruppi di riferimento che prima li avevano candidati iniziano a screditarli, a gettare fango a isolarli. A ridicolizzarli. Fino a che si dimettono con ignominia.

I leader dei gruppi, attorniati da suggestioni, nani e ballerine alla fine perdono l’obiettivo e vengono surclassati da giovani delfini traditori che a loro volta verranno surclassati da nuovi giovani delfini. Così, all’infinito.

Questi sono alcuni dei meccanismi adottati dal potere organizzato per autoalimentarsi e perpetuarsi.

E il cittadino che confidava nel suo voto rimane stordito e deluso.

La storia, dalla quale è ormai noto non si impara mai nulla, racconta che questi sono i fatti.

C’è via d’uscita? No.

Forse una via d’uscita ci sarebbe, ma solo cambiando piano di riflessione e conseguentemente di azione.

Basterebbe smettere di affidare i propri ideali, le proprie speranze ad altri. Basterebbe prendersi la responsabilità delle proprie convinzioni senza aderire al pensiero unico. Pensare con la propria testa e prendere decisioni è faticoso, laborioso, si rischia di essere isolati da chi non aderisce a questa pratica.

Ma ci vuole coraggio! Il coraggio della minoranza! Il coraggio di chi viene definito complottista dai tiranni. Il coraggio di vivere!

Gabriella Poli


Scopri di più da Accademia Ars Artis

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento

In voga