Gabriella Poli – “Questa camicia l’avevo già buttata ma, ieri, me ne serviva una e l’ho ripescata”.

Si vede. E’ un po’ stazzonata ma non è male. Azzurra, cotone popeline, un bottone attaccato col filo rosso. Sembra di design. Ma invece, probabilmente, aveva solo finito il filo bianco.
Siamo usciti dal terzo autogrill, il primo, a Cremona, solo posti in piedi. Alla domanda del barista su cosa volevamo risponde: “Non ci piace”. Il secondo è invaso da un’orda di tedeschi. Ma insiste. “Siedi che ci penso io, due latte macchiato senza schiuma, un croissant crema e uno marmellata” .
Ci vorrà un’ora, mi dico. Invece dopo un attimo arriva con due caffè macchiati. Disappunto, volevo il latte macchiato.
“Le brioche sono finite. I tedeschi hanno fatto man bassa” .
“Ma la fila alla cassa? Come hai fatto?”
“Non l’ho fatta. C’erano due caffè sul banco nessuno li reclamava a e li ho presi”.
Iniziamo a ridere a crepapelle. La mattinata iniziata male, pioggia torrenziale e musi lunghi, cambia. Il terzo Autogrill ci attende. Eccolo. È vuoto. Per forza, i tedeschi sono nell’altro. Qui finalmente tutto liscio. Paghiamo. Beviamo. Croissant crema mio, finito in un fiat.
“Allora ti do il pezzo finale del mio” .
“No no, non lo voglio”. Non faccio in tempo. Lo stacca e me lo da. Poi addenta il suo cornetto che, inevitabilmente sbrodola sul tovagliolo tutta la marmellata. Rido. Guarda deluso lo spettacolo prende un cucchiaino e cerca di salvare il salvabile. Ma questo è Lucio. Tutto prima del nostro amato 45mo parallelo. Ancora un bel pezzo di strada per Sanremo… Ora serve Venditti “a palla”. Per piangere e rimpiangere, ma solo un po’.






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