


Gabriella Poli – All’alba ho compiuto l’impresa. Diversamente giovane e sovrappeso ho salvato un cucciolo di gatto disperso nel boschetto che si inerpica a monte della mia casa di Peschiera del Garda.
Sfidando le leggi della fisica e anche del buonsenso mi sono arrampicata sulla scala e successivamente sulla collina scoscesa, tra rovi e terreno franante, in ciabatte e camicia da notte. Ma un gattino piangeva a più non posso da qualche ora e non potevo più aspettare.
Ieri sera avevo visto un gatto che, tenendo in bocca un cucciolo, saltava la rete metallica per depositarlo sotto il portico. Lo ha fatto per due volte. Li ho raccolti in un cesto, sotto la panca in legno, sperando che la mamma se ne occupasse. A tarda notte nessuno si era fatto vivo e, dato che piangevano, li ho messi insieme alla cucciolata che nutre una piccola mammina, nel locale caldaia. Stanotte però sentivo un altro pianto disperato provenire dal bosco. Così come mi trovavo, nell’indecenza dell’abbigliamento notturno e casalingo, mi sono avviata all’impresa di salvataggio. Raggiunto il pelosetto l’ho raccolto e messo nel risvolto della mia camicia da notte arrotolata e ben legata a me. Nessuno mi ha visto, per fortuna, mezza nuda vagare nel bosco e nel mio cortile per entrare nel locale caldaia dove l’ho affidato alla piccola balia.
Ecco che ora con questo ultimo i cuccioli nati la scorsa settimana da mamme randage sono otto. Dovrò darli in adozione. Cerco di non guardarli troppo e soprattutto di non dare loro un nome. Se no sono “fregata” perché se mi affeziono li tengo tutti. Così diventano 28. A proposito in fondo al giardino dal boschetto sul fianco ne sono scesi un’altra manciata. Credo altri 5 di dubbia provenienza.
Ho sentore che qualche sconsiderato li abbandoni nel bosco vicino alla mia casa per liberarsene. Non so davvero più che pesci, pardon, gatti pigliare!






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