Gabriella Poli – Un altro corsista di Nero su Bianco ha realizzato una pubblicazione personale. Dopo Nelly Gastaldelli con il suo ” Il profumo dei ricordi” ecco ora Lucio Matania con “Il collezionista di scacchi – Quello”, che raccoglie gli scritti realizzati durante la partecipazione a Nero su Bianco del 2024.

In questo libro sono contenuti alcuni scritti di Matania che non è semplicemente Lucio. Il suo nome è complesso: Lucio Davide Francesco Matania. E’ l’ultimo discendente di una famiglia di artisti, pittori e musicisti. Dunque Lucio non è semplicemente Lucio ma il risultato delle molte abilità artistiche e scientifiche di chi lo ha preceduto. Lucio è un chimico, Lucio è uno scacchista. Tattica e strategia della disciplina per la mente lo appassionano. Lucio è un giallista. I racconti ad alta tensione lo avvincono. Lucio è un cavaliere che combatte i prepotenti, gli arroganti, i malvagi, coloro che fanno del male ai più deboli. In alcuni suoi scritti si raccontano episodi di bullismo sui quali però ha sempre la meglio l’azione intelligente di chi sa pensare con la propria testa. Un pensiero libero che volge all’equilibrio. Lucio è Quello!

Nella prefazione l’autore si presenta:

Lo scrivere è nelle mie corde da sempre ma solo ora, dopo aver conosciuto la giornalista e scrittrice Gabriella Poli e aver frequentato il suo corso di scrittura creativa e terapeutica, mi sono deciso a raggruppare le idee e a provare la vera scrittura, quella dedicata ad essere letta anche da altri. Mi piace iniziare questa pubblicazione di brevi racconti con il ricordo di chi mi ha preceduto. Perché penso che l’uomo, nel corpo, nella mente, nel cuore, sia il prodotto di tutti coloro che nel corso dei secoli hanno contribuito a trasmettere le loro potenzialità.

Mio nonno si chiamava Francesco (Cecco) ed era maestro di canto, musicista e direttore d’orchestra. Dipingeva per hobby. Suo padre era il famoso pittore e illustratore Edoardo e suo fratello era Fortunino, anch’esso pittore e illustratore tra i più apprezzati e prolifici di inizio ‘900. Hanno vissuto a Napoli, Milano e Londra, dove avevano un importantissimo Atelier, punto di riferimento artistico dell’epoca, e come pittori ufficiali di corte. Sono molto legato alla figura del nonno Cecco, che, anticonformista, ha vissuto in modo avventuroso. Con l’avvento della seconda guerra mondiale fu deportato in Australia, probabilmente per aver reagito violentemente a un controllo poliziesco in quanto italiano. Visse per lunghi cinque anni al campo di prigionia di Tatura. In quel periodo dipinse alcuni quadri, che sono in mio possesso che documentano la vita nel campo di prigionia. Morì nel 1957, prima che io nascessi.

Mio padre Luciano era un medico valente e glottologo, parlava fluentemente più di otto lingue. Anche lui, nel tempo libero dipingeva. Erano ritratti di signore con acconciature e cappelli dell’epoca. Interessante l’intestazione sulla sua carta da lettera. Si elencano titoli che non sapevo nemmeno avesse. Era un uomo con il quale non si poteva avere un dialogo “normale”. Assorbito completamente dalla sua missione medica, a volte, rispondeva in latino, in greco antico, in serbo, in una delle otto lingue che parlava. Quando passeggiavamo per strada lo salutavano tutti e spesso lo fermavano per un consulto medico estemporaneo. Non si rifiutava mai di ascoltare i suoi pazienti. A loro sì rispondeva nella lingua pertinente e dedicava la sua attenzione. E loro ricambiavano con il baratto. Al ristorante era sempre tutto offerto, il sarto gli confezionava vestiti, scarpe dal calzolaio, caffè e qualsiasi altra cosa dal bar vicino… . Odiava il denaro e non incassò mai la pensione che gli aveva assegnato lo Stato Italiano. Infatti quando morì trovai un cumulo di buste mai aperte contenenti assegni ormai scaduti!


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