


Gabriella Poli – Sono Dino e il mio gemello sta dall’altra parte del letto. Prima di essere qui sono cresciuto in India. Ero un bellissimo albero di sandalo poi un uomo mi ha trasformato in questo altrettanto bellissimo comodino (ecco perché mi chiamo Dino mentre il mio gemello è Como). Lo ha fatto con cura non tralasciando nessun particolare. Tutto con le sue mani. Tagliato accuratamente in piccoli pezzi e assemblato con chiodi, colla e cerniere, mi ha laccato di rosso e dipinto con fiori e farfalle. Poi mi ha avvolto in un telo e messo su una nave. Ho viaggiato per mezzo mondo e ho ascoltato molte storie. Sono approdato a Venezia e caricato su un camion che mi ha portato in un negozio che si chiamava “Cose dell’altro mondo”.
Sono splendidamente bello e per questo sono stato messo in vetrina col mio gemello Como. Un giorno una donna di nome Bea mi ha portato a casa sua e mi ha posizionato qui, a lato del suo letto. Mi ha coperto nella parte superiore con un piccolo telo di cotone rosso, bordato con un pizzo fatto da lei, sul quale ha messo una lampada rosa. Sul muro rivestito di sughero sopra di me c’è appesa la piccola statua in porcellana e fiori di un cherubino. Non riesco a vedere il mio gemello, dall’altra parte del letto, ma ne sento il profumo di sandalo simile al mio. Noi comunichiamo le nostre impressioni. Ascoltiamo Bea quando parla al telefono. Talvolta piange. Talvolta ride, soprattutto quando c’è Quello che la fa ridere. Talvolta spasima per i dolori alle articolazioni. Bea non è più giovane come quando mi ha preso dal negozio, diciamo che ora è più attempata.
Accanto a lei, ogni notte dorme un gatto. Il primo che ho conosciuto si chiamava Chicchi, una soriana gentile che si accoccolava vicino al suo cuscino. Poi, dopo qualche anno, Chicchi non riusciva più a muoversi, Bea le parlava con calma e la rassicurava ma Chicchi, una mattina di primavera, non si è più svegliata e Bea piangeva così forte che mi sono preoccupato. Ho chiesto a Como se vedeva qualcosa e lui mi ha detto che Chicchi era morta e che Bea la portava in giardino per seppellirla all’ombra di un grande albero. Abbiamo pensato che Chicchi avrebbe fatto il nostro percorso, nutrito la terra e l’albero così che qualcuno, fra qualche anno, avrebbe di nuovo costruito dei comodini come noi oppure qualche altro mobile utile a Bea. Anche se fra qualche anno forse Bea non ci sarà più e anche lei contribuirà a seguire il ciclo della vita, prima nella terra poi negli alberi, poi in alcuni uccelli o uomini che mangiano i frutti degli alberi… . Ora sul letto di Bea c’è un altro gatto. Lei lo chiama Soraya perché dice ha gli occhi come la moglie dell’ex Scià di Persia. Soraya in realtà è un maschio così Bea a volte lo chiama Sorry, cioè si scusa con lui per averlo declinato al femminile. Comunque questa è un’altra storia. Bea, i gatti e la casa sulla collina, la notte mi parlano e mi raccontano della loro vita. Io custodisco le storie che andrò a raccontare… .
Continua…





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