

Nelly Gastaldelli – Tra i ricordi di Clara delle vacanze in campeggio nel Salento, vi erano anche attrattive particolari che destavano curiosità tra i villeggianti.
Era un rito per i maschi, recarsi a a pescare, quasi ogni giorno. Ma non si trattava di una semplice pesca con canna e amo, bensì di una vera e propria escursione in immersione per raccogliere ricci di mare e altro tipo di pesce che serviva per preparare pietanze squisite.
Il luogo più frequentato era nei paraggi di un relitto di una nave arenata sul litorale che offriva riparo a grosse prede. Era diventato, in poco tempo, la tana di cernie, saraghi e polpi oltre che di ricci di mare.
Nella spiaggia antistante il campeggio era possibile fare il bagno, camminare per chilometri sulla battigia in compagnia del mare e del vento solo per raggiungere la nave arenata.
Era diventato una consuetudine dire: “oggi andiamo a camminare fino alla nave”.
Per tutti la nave arenata è stata compagna di tante estati, tante vacanze sulla costa otrantina settentrionale.
Da documentazioni si apprende che: “Nel dicembre del 1978, questa nave lunga circa 60 metri e diretta nel porto di Pesaro, si trovò in difficoltà nelle secche degli Alimini e spinta dal vento di grecale verso la spiaggia, si incagliò nei bassi fondali dai quali non uscì mai più. Quel giorno si sentirono vibrare lungo la litoranea le sirene di polizia e carabinieri che insieme ai vigili del fuoco e alla guardia costiera tentavano di mettere in sicurezza la zona. L’equipaggio, capito l’esito del viaggio sfortunato, abbandonò la nave e i “capitani coraggiosi” si gettarono in mare, toccando terra dopo qualche bracciata appena nel mare in burrasca. Tutti salvi, mentre il carico di frumento, orzo e farina del valore di 45.900 dollari, andava irrimediabilmente perduto. Si racconta che nei giorni successivi, ignoti “sciacalli” tentarono di raggiungere la nave per saccheggiarla, ma il mare aveva già fatto scempio del contenuto della nave che invece ha nutrito per settimane i cefali e le spigole della zona. Il comparto turismo, con dimostrazione di rara intelligenza, ha approfittato del naufragio della nave greca, destinata a rimanere lì senza essere rimossa da nessuno. I proprietari dei villaggi turistici e degli stabilimenti balneari impararono a convivere con il relitto della nave che divenne, nel giro di qualche anno, una meta e un’attrattiva turistica”
La nave arenata divenne una presenza amica, nonostante tutto, nonostante resti un mezzo mistero il motivo della sua mancata rimozione. Certo è che negli anni ’70 non vi erano gli strumenti per provvedere al recupero.
Oggi della nave resta quasi nulla, lo testimonia una foto che Clara ha ricevuto proprio in questi giorni dagli amici leccesi Antonietta e Luciano.
Anche “la nave” rimane fra i ricordi delle vacanze nel campeggio.






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