
Gabriella Poli – Quello della Sanità non è un settore come gli altri. Gli addetti, dal dottore, al praticante, all’infermiere, al centralinista, al cosiddetto Oss, all’impiegato, anche all’addetto alle pulizie… insomma, tutti coloro che ci lavorano dovrebbero seguire dei corsi di ammissione speciali. La laurea “breve” e “lunga” , il diploma e i corsi on line non garantiscono che le persone siano idonee a lavorare in questo settore così speciale nel quale si ha a che fare con persone sempre fragili perché minate da malesseri sia nel corpo che nella mente. Persone che, quando stanno male, coinvolgono parenti e amici e provocano un impatto a catena che ingigantisce il problema. L’emergenza per esempio dà l’accesso al pronto soccorso, che proprio “pronto” non è.
L’ennesima esperienza conferma che al pronto soccorso non ci devono essere laureandi, praticanti, quelli che fanno i barellieri, scazzati perché vorrebbero essere al bar con gli amici, o non trovano un lavoro migliore e, non essendo immigrati, non godono del reddito di fancazzisti e gli tocca di “faticare”.
Quando la Sanità era pubblica, una cosa seria, non politicizzata, e la politica non stabiliva chi doveva essere il primario, il direttore generale, quale clinica privata doveva ricevere soldi per assistere i malati, i dottori della mutua non si limitavano a passare le carte e a mandarti dallo specialista a pagamento (perché le visite con la mutua hanno liste d’attesa anche di un anno).
Come rimpiango il dott. Arnaldo D’Aversa, di Brescia, medico della mutua dei miei genitori e mio quando ero bambina. La sua professionalità e conoscenza del paziente, cui dedicava ogni volta relazione scritta su apposito quaderno, dedizione al “giuramento di Ippocrate” in primo piano, gli permettevano di fare diagnosi guardando gli occhi, la lingua, la pressione, l’auscultazione del cuore e dei polmoni, la palpazione del fegato….
Dove siete “benedetti” dottori di un tempo, che in emergenza venivate a casa a soccorrere i vostri pazienti, senza chiedere nulla in cambio se non un asciugamano pulito per le mani prima di andarvene, dopo aver rassicurato tutti, in primis il paziente!
Dov’è la sanità pubblica di un tempo senza speculazioni economiche? Era uno dei vanti del nostro Paese, insieme al contratto di lavoro blindato dall’articolo 18, ormai svenduto dai sindacati, al diritto a una pensione dignitosa in età giusta non sulla soglia della morte. Ogni volta che un pensionato muore Inps festeggia, meno pensioni da elargire, la Sanità festeggia, meno rogne da curare, la Politica festeggia, più soldi da spartire…





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