

Gabriella Poli – “Vi consiglio come se foste i miei genitori…” . Mai frase fu più sgradita agli astanti che credevano ancora di essere solo un po’ maturi “ma addirittura i suoi genitori suvvia, non è possibile” – pensarono. Eppure, a conti fatti, il gentile impiegato della stazione che aveva più o meno 40 anni poteva davvero essere un loro figlio. Ma nessuno parlò di questo evento per almeno due giorni. Poi di colpo lei sbottò durante un viaggio a Napoli, nelle interminabili ore passate su Italo: “Hai sentito che ci ha consigliato come fossimo i suoi genitori?”. Scoppiarono a ridere e insieme ricordarono un altro episodio di qualche anno prima quando, in vacanza a Taba, un fotografo del villaggio li ritrasse durante una romantica passeggiata. Quando videro la loro foto, appesa in bella vista nel chiosco, la guardarono senza commenti e passarono oltre. Solo dopo giorni affrontarono l’argomento. Fu sempre lei a scoperchiare il vaso perché lui non parlava più. “Pensavamo di essere in forma e invece – disse – siamo grassi e vecchi”. “Però quella foto non la compreremo mai, ci perde il fotografo – rispose lui”. Fu una magra consolazione ma ora il bigliettaio della stazione li aveva messi di nuovo davanti all’inevitabile avanzare del tempo. Al ritorno da Napoli un’altra batosta sulla metropolitana milanese dove lui galantemente trova un posto e lo cede alla compagna. Immediatamente il vicino si alza e lo invita a sedersi. Anziché ringraziarlo inzia a urlare “no no stia pure seduto”, ma il ragazzo non cede. Si rassegna. Si siede. La coppia si guarda e inizia una risata compulsiva e irrefrenabile. “Dunque ora ci cedono pure il posto sulla Metro”.
Ma hanno ragione loro! Ciò che percepiamo di noi non corrisponde quasi mai a ciò che gli altri vedono guardandoci. Comunque basta “riderci sopra…”.






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