Cultura

I percorsi calviniani. Nel centenario della nascita di Italo Calvino l’Inner Wheel di Sanremo lo celebra con una conferenza all’Accademia di Belle Arti. Appuntamento martedì 31 gennaio ore 18.

Cento anni fa nasceva Italo Calvino, uno degli scrittori più amati del Novecento. Per celebrare il suo anniversario l’Inner Wheel di Sanremo in collaborazione con l’accademia di Belle Arti organizza una conferenza dal titolo “I percorsi calviniani”. L’appuntamento è per martedì 31 gennaio alle 18 presso la sede dell’ateneo sanremese in via Val del Ponte, 34.

I relatori: Elisa Longinotti e Francesca Sanpietro. Interventi di Silvana Ormea, assessore alla cultura del comune di Sanremo; Gabriella Poli, giornalista.

Di seguito la mia relazione.

“Non sono una studiosa di Calvino. Non sono una esperta di letteratura. Non sono una storica. E allora, vi chiederete, che ci faccio qui.

Sono un’ammiratrice, un’innamorata, una che lo sposerebbe per procura, una che vorrebbe passare giorni e notti per sentirlo fantasticare sul suo Barone rampante, su Marcovaldo, sul Visconte dimezzato, sul Cavaliere inesistente. E mossa da tanta ammirazione e amore infinito ho comprato lo studio dove si dice abbia lavorato fino a 22 anni, il villino Meridiana.

Ma certo so bene che non basta abitare nel suo presunto studio per scrivere come Italo Calvino. Così come non basta bere un po’ di vino rosso per diventare Bukowski

Ma lì ho ambientato qualcuno dei miei racconti brevi usciti recentemente nella raccolta di “Parole sull’acqua” con la prefazione di un famoso architetto e artista eclettico siciliano, Emanuele Viscuso, un amico, ora residente a Puerto Escondido, che mi ha onorato di una splendida prefazione e che immagino conoscerete come ispiratore di musica solida. C’è, per esempio, una sua gigantesca scultura nell’aeroporto di Malpensa.

Ma torniamo a Calvino e alla sua disperata critica all’urbanistica di cui scrisse nel libro “La speculazione edilizia”, che tanto ha tolto alla bellezza di Sanremo in particolare, ma anche a tutte le altre città del nostro Bel Paese, un tempo bellissimo ora, come sapete, in balia, come sempre degli speculatori poco avveduti, che pretendono di costruire deviando fiumi e torrenti, infischiandosene dei vulcani, delle maree, delle oasi naturalistiche etc.

Non mi resta che leggervi uno dei miei racconti brevi ispirati nello studio del villino Meridiana, la cui ristrutturazione è stata anche oggetto di una recente tesi di un vostro collega e studente dell’Accademia sotto la guida della professoressa Sofia Tonegutti”.

Il bambino col papillon. Italo Calvino vive ancora a Villa Meridiana. (Sanremo – agosto 2019)

Sorride felice, lo sguardo sincero e limpido. Avrà circa 12 anni, è snello e indossa una camicia bianca, pullover arancio e un bel papillon blu, capelli corti castani con scriminatura laterale e una frangetta ribelle.

Il resto rimane indefinito nel verde pallido dello sfondo. Il vecchio orologio da parete trovato in un mobiletto segna le due.

Notte calda di un inizio giugno tropicale, non si dorme. Il ritratto del bambino è appoggiato su una mensola del soggiorno. Accanto ce n’è un altro, quello di un giovanotto. Stesso sorriso sincero, stesse orecchie importanti, abbigliamento più informale. Il bambino col papillon, nella seconda foto, ha ormai una ventina d’anni, capelli tutti all’indietro, pantaloni grigi comodi come si usavano negli anni Quaranta, camicia bianca, con le maniche rimboccate, e un pullover aperto, anch’esso grigio. La gamba destra, sollevata, poggia su un muretto basso, le mani sui fianchi. Sullo sfondo la mulattiera san Pietro che a quell’epoca portava negli orti.

E’ felice anche lui.

I due ritratti erano sotto il lavello della cucina, nascosti da qualcuno che evidentemente li voleva celare alle mani distruttive degli incompetenti manovali, chiamati a ristrutturare la dependance di Villa Meridiana, all’interno del parco tropicale sanremese voluto da Mario Calvino, il padre di Italo.

Mario Calvino, esperto botanico, nella villa padronale stabilì, nella prima metà del ‘900, la sua dimora di famiglia quando il comune di Sanremo lo chiamò per introdurre nuove specie di piante tropicali nel territorio. Aveva vissuto a Cuba con la moglie Eva, anch’essa botanica e ornitologa, fino a quando non era nato Italo e, a quel punto la famiglia era rientrata in Italia accettando l’incarico della municipalità e stabilendosi a Villa Meridiana dove Calvino visse fino a 22 anni.

La villetta Meridiana, che si dice fosse il suo studio, ha due accessi. Uno attraverso il parco che porta al monumentale cancello. L’altro attraverso un giardino privato seminascosto da pergolati di campanule blu e grandi piante di avocado, araucarie, limoni, lentisco, ulivi, rosmarino, arancini cinesi, bouganville e tante altre varietà di essenze odorose e cactacee di cui non conosco il nome.

Dal giardino si accede ad un cancello segreto sulla mulattiera san Pietro, attraverso il quale lo scrittore poteva andare e venire a suo piacimento senza che nessuno lo vedesse.

Da questo contesto Calvino probabilmente trasse ispirazione per scrivere la trilogia più famosa, quella degli Antenati, facendo arrampicare il barone rampante tra i rami dell’avocado o in cima all’araucaria, insieme al Cavaliere inesistente e al Visconte dimezzato.

Dal balcone, poco lontano, oltre i carruggi, spunta uno spicchio di mare che di giorno è blu come il papillon ma la notte è ammantato d’argento. A ovest invece attraverso la vetrata della cucina e della camera da letto si vede la basilica della Madonna della Costa illuminata a giorno.

Le suggestioni non mancano, a dispetto della ignorante ristrutturazione che si cerca di rimediare togliendo a poco a poco tutto ciò che di brutto e inutile è stato aggiunto e scovando in fondo ai vecchi mobili e anfratti piccoli tesori, porcellane, cristalli, e appunto i due ritratti.

Non si sa chi sia il bambino col papillon, certo coetaneo di Calvino. Sembra benestante, sguardo fiero ma non sprezzante.

Coetaneo anche del famoso giardiniere Libereso Guglielmi che lavorava nel parco. Di umili origini ma avendo vissuto con la famiglia Calvino ne aveva anche assorbito modi e maniere. Libereso, scomparso nel 2016, aveva due anni più di Calvino.

“Avevo 15 anni e lui 13 quando entrai a Villa Meridiana per imparare da quello straordinario scienziato botanico di Mario Calvino, che con la moglie Eva Mameli, botanica e ornitologa, era stato chiamato a Sanremo dalla municipalità per acclimatare le piante tropicali, come l’avocado, che ora cresce rigoglioso nel parco della villa. – raccontava Libereso, qualche anno fa, alla giornalista di Repubblica, Michela Bompani. – Ho imparato da Italo a prendere appunti. Tutti i suoi personaggi uscivano dalla realtà ed entravano nel taccuino. Una volta gli parlai delle formiche argentine, lui ascoltava e scriveva silenzioso. Scomparve e tornò dopo qualche ora con un racconto meraviglioso sulle formiche argentine”. A Libereso, Calvino dedicò il racconto “Un pomeriggio Adamo”.

Per la mulattiera va e viene un mondo sommerso e multietnico. Ogni mattina verso le nove passa un indiano che con un sorriso radioso aiuta ad aprire una delle imposte basse che danno sulla mulattiera evitando, a chi è in casa, la fatica di uscire col braccio attraverso le grate di ferro che proteggono la finestra.

Passa un mini mondo perché la mulattiera porta all’ospedale e alla basilica e, per chi non ha mezzi di locomozione e si sposta a piedi, questa è la via più breve. Non si è mai soli, dunque, perché questo mondo che sale e scende, parla, ride, spesso impreca, si ferma per prendere fiato, accompagna il proprio amico a quattro zampe a passeggiare, fa parte della casa, come un arredo esterno in continua evoluzione e cambiamento come un video che scorre con immagini sempre nuove.

Le case richiamano l’attenzione di chi può amarle e riconoscerle per essere accudite e proteggere chi le abita al loro interno come in un bozzolo. C’è sicuramente un senso nell’essere qui. Villetta Meridana ha atteso silenziosa e abbandonata per anni poi ha deciso di lanciare il suo richiamo. A un certo punto, ecco spuntare un annuncio immobiliare che diceva: “Sanremo, casa di Calvino in vendita”. Quale ghiotta occasione per un’appassionata da sempre delle opere dello scrittore.

Dopo un paio di visite di cui l’ultima il giorno della Milano-Sanremo 2019, la decisione. La villetta non sarebbe più rimasta vuota e solitaria.

Qui lo scrittore, sotto i cactus giganti e all’ombra degli avocado del parco magari si è ispirato per le sue prime opere o addirittura per Marcovaldo incespicante e più realista del re, come lo sono i sempliciotti, ma con una marcia in più fatta di proverbi e ovvietà, che alla fin fine semplificano la vita. Abbandonarsi a Lapalisse semplicemente per riposare un po’. Una tregua tra i doveri famigliari di assistenza ai propri cari, il senso di impotenza davanti all’idiozia truffaldina di certa classe politica. E ancora appare Calvino e i suoi immaginifici personaggi e la dama Bradamante che aspetta, nel convento, il suo cavaliere innamorato Rambaldo.

Sanremo dunque. La dependance è piccola e ferita dall’ignoranza e dal cattivo gusto ma non può essere tutto perduto. I luoghi sono sensibili custodiscono le anime che li hanno abitati. All’ombra del parco briciole di poesia sono rimaste appese ai limoni e ai mandarini che nessuno raccoglie.

Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall’esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne”.

(Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino)

Sono trascorsi oltre trent’anni dalla scomparsa di Calvino, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Riscoprire i suoi libri, dopo l’obbligo alla lettura che viene impartito nelle scuole, è come scoprire un tesoro.

A proposito dei classici diceva:“… non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore. Tranne che a scuola: la scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali (o in riferimento ai quali) tu potrai in seguito riconoscere i «tuoi» classici. La scuola è tenuta a darti degli strumenti per esercitare una scelta; ma le scelte che contano sono quelle che avvengono fuori e dopo ogni scuola”.

…noi cambiamo e anche il libro sembra cambiare. Vi troviamo e scopriamo cose che non avevamo prima considerato o che avevamo solo intravisto ma di cui, solo dopo, siamo in grado di comprendere in pienezza il significato e la bellezza”.

Perché leggere i classici” è il titolo di un’opera letteraria di Italo Calvino, pubblicata postuma, che raccoglie circa trentacinque scritti realizzati a cavallo degli anni ’70 e ’80 e apparsi su varie testate giornalistiche.

I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale. D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Appunto.

Gabriella Poli

31 gennaio 2023

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