Sanremo – Si vede uno scorcio di mare là in fondo. Guardando lungo la mulattiera San Pietro, superando con lo sguardo case e condomini. Ma vale la pena. Quel mare blu oggi è leggermente increspato da qualche onda spumeggiante. Ritrovo la mia dimensione mentre mangio un’insalata di songino e mazzancolle fresche sul terrazzo che dà sul piccolo giardino incantato dal villino Meridiana, la dependance della villa padronale che fu di Italo Calvino e della sua famiglia fino agli anni ’60, quando la speculazione edilizia (dallo stesso scrittore immortalata in un suo saggio) rovinò tutti i luoghi più belli (letteralmente) del nostro Paese.
Dall’araucaria gigante, svettante sopra le case di fronte, mi sta guardando l’invisibile Barone Rampante, qui collocato da Calvino nell’omonimo romanzo. Ma c’è anche una gabbianella che non toglie lo sguardo dalla mia insalata. Adoro i gabbiani. Intrepidi si tuffano gridando, incuranti dei pericoli, su prede individuate da molto lontano. Li adoro ancora di più da quando una vicina di casa mi ha espresso il suo odio per questi candidi esseri, solo perché rompono, la notte in cerca di cibo, i sacchetti delle immondizie mal riposti da lei. Penso che nutrirò la gabbianella.
Del resto non è una novità la cura dei volatili dato che, 100 anni fa, quando nella tenuta viveva la famiglia Cavino, la mamma, Eva Mameli, botanica e ornitologa curava e nutriva durante l’inverno i volatili in difficoltà. Una piccionaia ne testimonia ancora il suo passaggio. Finisco l’insalata all’ombra dell’enorme avocado del mio giardino dal quale posso raccogliere i frutti maturi solo allungando la mano.
Categorie:Racconti brevi
Ho la fortuna di conoscere Te e quell’angolo segreto che descrivi così poeticamente.
Grazie di avermelo fatto rivivere!
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