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La Sinfonia 6. La targa scomparsa

Gabriella Poli – La Sinfonia 6 – Beatrice aveva letto della stella sigillo su una targa in pietra apposta sul muro della chiesa di Borghetto di Valeggio che, in seguito ad un restauro, era misteriosamente sparita. L’iscrizione celebrava la presenza in quel luogo dei cavalieri Templari e l’esistenza di un sigillo-talismano, simbolo di un grande segreto ora custodito nel castello di Chambray sull’isola di Gozo. Così, la donna, aveva avuto la certezza che le note da lei percepite dovevano fare parte di quel disegno matematico, filosofico e musicale più grande del quale era fermamente decisa a catturare tutti gli aspetti più reconditi.

Ecco che, sempre più suggestionata, aveva pensato di intraprendere il viaggio verso l’isola maltese dove avrebbe riudito gli accordi nel castello gozitano di Jacques François de Chambray, figlio cadetto di una casata normanna, entrato nell’ordine dei cavalieri di Malta. Come luogotenente generale delle armi cristiane e comandante di una squadra navale dell’ordine giovannita, Jacques François aveva seminato il panico tra turchi e barbareschi durante le battaglie navali nel Mediterraneo all’inizio del XVIII secolo, guadagnandosi l’appellativo di “Terribile Rosso di Malta”.

Bea non poteva immaginare che gli accadimenti futuri l’avrebbero portata ad essere ospitata proprio in quel castello, dai cavalieri dell’isola, uno dei quali, Francesco, discendeva in linea retta dal “Terribile Rosso”. In quel luogo avrebbe scoperto il segreto del sigillo a forma di stella, che legava le acque del fiume, del lago e del mare, unite dal potere della musica e dell’armonia, segreto custodito in parte dall’ordine dei cavalieri.

La storia dei Templari era cominciata ufficialmente con Ugo de Payns all’inizio del XII secolo allo scopo di difendere e soccorrere i Pellegrini che si recavano in Terrasanta e, sempre ufficialmente, si concluse tragicamente sul rogo nel 1314 ove arse l’ultimo gran Maestro del Tempio, Jacques de Molay. In realtà i Cavalieri avevano origini molto più antiche e continuavano a svolgere segretamente la loro missione a protezione del mondo, del libero pensiero e a tramandare i loro segreti sulle chiavi della vita, anche se adesso operavano sotto mentite spoglie per sfuggire alle persecuzioni che non erano mai cessate. I loro persecutori erano gruppi di persone che detenevano il potere economico e politico e che volevano assoggettare completamente l’umanità alle loro leggi, cancellando negli uomini il ricordo degli antichi valori inondandoli con tutti i mezzi di suggestioni legate all’effimero quotidiano. Secondo i loro nemici i Cavalieri andavano distrutti perché avrebbero potuto risvegliare nelle coscienze i valori, ormai sopiti ai più, dell’etica, della rettitudine, della pietà, della generosità, dell’amore disinteressato. Tutti concetti che, nel mondo moderno, erano stati soppiantati da parole come diplomazia, speculazione, furbizia, convenienza, consumo. Potere fine a se stesso. I Cavalieri, che allora indossavano una veste bianca con una croce rossa, assunsero il nome di Templari quando si insediarono nel Palazzo Reale di Gerusalemme vicino al tempio di Salomone.

La loro storia era anche legata a una delle prime organizzazioni sanitarie del tempo. Infatti, accanto alle loro domus sorsero numerosi Ospedali per il ricovero e il soccorso dei pellegrini e proprio una lapide collocata nell’antica Abbazia Omnia Sanctorum di Trani ci fa sapere che lì è sepolto un Cavaliere dell’Ordine, “Costantinus Abbas et Medicus” e che in quel posto vi era un antico Ospedale. A Trani, tra l’altro, si coltivava una varietà speciale di oppio, detta appunto “oppio tranese” per curare e, mescolato a un seme di carruba, per addormentare i sensi durante gli interventi chirurgici. Questo particolare intuito umanitario dei cavalieri era stato sentito anche sui campi di morte delle guerre d’indipendenza italiane. Proprio dalle colline di San Martino, dove Bea per la prima volta aveva udito quegli accordi misteriosi, si era propagato lo spirito di caritatevole soccorso dei Templari. Fu il vedere i caduti calpestati e mal sepolti, i feriti affidati più alla pietà delle popolazioni che all’efficienza dei servizi sanitari che ispirò ad Henry Dunant l’idea che portò alla creazione della Croce Rossa e che valse al suo fondatore il primo Premio Nobel per la pace.

Prima di divenire simbologia, nel periodo della decadenza, l’Ordine dei Templari si esprimeva attraverso la Geometria Sacra che aveva avuto il suo epicentro presso la Scuola di Chartres. Un esempio di questa “geometria” è ancora presente nell’antica Chiesa di Ognissanti di Trani dove il 21 marzo, il sole sorgendo all’equinozio, penetra dal finestrone dell’abside maggiore, attraversa la prima e seconda colonna a destra e va a colpire una semi-colonna del portico, sul cui capitello spicca il simbolo egizio della dea Iside e, il 23 dicembre, solstizio d’inverno, il sole con il suo raggio si va a posare sul pilastro cruciforme nel portico. Secondo alcuni studiosi non sarebbero questi gli unici elementi di geometria sacra presenti nella Chiesa, che è dedicata al giorno 11 1 ovvero la Trinità (uno in tre), gli angoli sono a 74° e 37° gradi la cui somma è sempre 111, il rapporto tra lunghezza e larghezza è pari a 1,618, considerato il numero aureo, ovvero il numero della vita, già presente presso gli antichi greci, ma ritrovato anche nell’Egitto del 4000 a.C..

Beatrice era sorpresa e sempre più incuriosita dall’intersecarsi delle informazioni che legavano letteralmente ogni cosa intorno a lei. Ne parlava spesso con la sua amica Fiore, testimone di tanti accadimenti che l’avevano riguardata da vicino negli ultimi 10 anni. Fiore era l’unica, nella cerchia delle sue conoscenze, a comprenderla quando le parlava di sensazioni, di “voci”, di magiche coincidenze, di stelle e di sigilli, di cavalieri, draghi e sinfonie. Fiore seguiva con interesse il percorso di Beatrice e quando quest’ultima decise di partire, ai primi di luglio, per l’arcipelago maltese le chiese di accompagnarla. «Fiore, che ne diresti di venire con me sull’isola di Gozo a rincorrere la musica che mi pulsa nella mente? Puoi approfittare delle vacanze estive per seguire le tracce dei cavalieri, della targa di Borghetto e del sigillo a forma di stella …». «Credo che la cosa migliore sia che tu vada sull’isola in solitudine. Il tuo è stato un percorso troppo intimo. I segni, di cui mi hai parlato negli ultimi tempi, hanno colpito te soltanto. Né io né Lawrence abbiamo udito nulla di quanto racconti. Quindi, penso che tu e solo tu sia la destinataria del messaggio esoterico che questi segni rappresentano…». Bea decise allora di partire per Malta nel giro di due settimane. Sarebbe stato un viaggio solitario, dunque, e non organizzato, lungo la linea delle acque che dal lago e dal fiume portavano al mare.

Beatrice ancora non lo sapeva ma sull’isola di Gozo straordinarie presenze la attendevano anzi, erano state proprio loro ad attirarla nell’arcipelago con le tante suggestioni trasmesse per via telepatica. Ma la donna non era la sola ad essere richiamata verso l’isola a forma di stella. Anche il giovane scozzese David e il figlioletto Norby stavano decidendo la loro partenza per l’arcipelago maltese precedendola di una decina di giorni. Chi li stava aspettando sull’isola bianca?

(continua La Sinfonia 6)

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